L’emorragia che ormai da mesi sta colpendo il mercato dell’auto non accenna a fermarsi. Secondo i dati diffusi dal Ministero dei Trasporti, a novembre sono state immatricolate 104.478 auto, quasi un quarto in meno (-24,6 per cento) rispetto allo stesso mese dello scorso anno (-31% rispetto a novembre 2019). Un calo inferiore rispetto ad ottobre (-37,5%), anche se il mese appena passato ha beneficiato di un giorno lavorativo in più.

Prendendo a riferimento il cumulato da gennaio a novembre 2021, si rimane ancora in territorio positivo con un +8,6% rispetto allo stesso periodo del 2020, con 1.371.166 immatricolazioni. Un dato tuttavia da prendere con le molle, visti i mesi persi l’anno passato per l’emergenza sanitaria. Rispetto ad esempio a 2019, con cui i numeri sono maggiorente confrontabili, da inizio 2021 si sono perse circa 400.000 auto.

I motivi della debacle, che non accenna a fermarsi, sono noti. Da un lato la non favorevole congiuntura economica, dall’altro il protrarsi dei timori per l’emergenza sanitaria e la crisi nell’approvvigionamento dei microchip, che ha rallentato la produzione. Ma c’è pure il disorientamento da parte dei consumatori per l’adozione di sostegni a singhiozzo da parte dello Stato, che non giovano certo al “traghettamento” verso una mobilità elettrificata.

“Non si può accompagnare in modo efficace e sostenibile la transizione verso la decarbonizzazione se non si interviene sostenendo la domanda con un piano strutturale e pluriennale anche per il ricambio del parco circolante”, afferma Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE, ovvero l’associazione dei costruttori stranieri operanti in Italia. “Per una maggiore diffusione delle nuove tecnologie sono necessari incentivi anche a fronte di rottamazione, altrimenti vanificheremo gli effettivi benefici ambientali”.

Una posizione sposata anche dall’Anfia (Associazione nazionale filiera automobilistica), che in una nota ha sottolineato che “desta molta preoccupazione la totale assenza, nell’attuale testo della Legge di Bilancio 2022, di misure per affrontare la transizione ecologica ed energetica del settore, non essendo stati stanziati fondi né a sostegno della domanda né a sostegno dell’offerta”.

Preoccupati anche i concessionari, che per bocca del presidente della loro federazione (Federauto) Adolfo De Stefani Cosentino fanno sapere che “Ormai la cosiddetta tempesta perfetta sul mondo automotive, tra vulnerabilità del sistema produttivo per carenza di materie prime e semiconduttori, transizione green, incentivi esauriti e conseguenze della pandemia, porta una continua decrescita del mercato auto, in una spirale negativa con effetti impietosi sui bilanci aziendali e i livelli di occupazione del comparto distributivo”.

Previsioni per fine anno? In base a quanto detto e visto finora, secondo il Centro Studi Promotor il mercato dell’auto in Italia a fine 2021 non supererà quota 1.460.000 immatricolazioni. “Un livello veramente infimo, se si considera che per assicurare la regolare sostituzione del parco circolante italiano occorre un volume di immatricolazioni di 2.000.000 all’anno. La conclusione è che il parco circolante italiano di autovetture, che è il più vecchio d’Europa, sarà ancora più vecchio, più inquinante e meno sicuro”, ha commentato Gian Primo Quagliano, direttore del CSP.

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