Un abbonamento di Dazn non bastava, con tutti i problemi di visione, disservizi e fastidi di quest’inizio stagione: se siete una famiglia a distanza, o semplicemente due amici che “smezzavano” la quota, presto ve ne serviranno due. La app più criticata dagli italiani, che però è anche l’unica che trasmette il campionato, avrebbe deciso di eliminare uno dei pochi punti forti della sua offerta, ovvero la possibilità di visione da due device differenti in contemporanea, e quindi “condividere” l’abbonamento fra almeno due persone. Ufficialmente per combattere la pirateria “che uccide il calcio”, come ripete la cantilena della Lega Serie A. In realtà, sembra più che altro una mossa per provare a far quadrare i conti che proprio non tornano. A spese dei tifosi.

STOP ALLA CONCURRENCY: UN SALASSO SENZA ALTERNATIVE – La notizia ancora non è confermata, ma fin qui non ha trovato smentite dall’azienda: è stata rivelata in esclusiva dal Sole 24 Ore, fonte particolarmente attendibile se consideriamo che Veronica Diquattro, boss italiana di Dazn, siede anche nel board della società che edita il quotidiano economico. Bisogna solo capire se Dazn ha tastato il terreno per vedere le reazioni del pubblico (ovviamente pessime) o andrà davvero fino in fondo. Non resta che attendere le lettere di comunicazione ai clienti, che dovrebbero partire a breve, per far scattare la novità già a dicembre.

La “concurrency” è il diritto a utilizzare il servizio su più device, due in questo caso, caratteristica tipica di tutte le OTT (da Netflix in giù) e prevista esplicitamente anche al punto 8.3 del contratto di Dazn. Fino ad oggi. La modifica unilaterale del contratto è prevista: il tifoso avrà il diritto di recesso, ma in questo caso se ne potrà far poco perché vista la posizione monopolistica di Dazn non esiste un’alternativa per vedere le partite. In più, considerando che in estate l’abbonamento in offerta era a 20 euro e ora la promozione è finita (si è tornati al prezzo pieno di 30 euro), se non ci saranno incentivi per parenti o affini, per un nucleo familiare il costo sarà più che raddoppiato.

L’ALIBI DELLA PIRATERIA PER SPREMERE I TIFOSI – La motivazione ufficiosa (di ufficiale non c’è nulla, visto che Dazn fin qui non ha nemmeno spiegato le sue ragioni) è come sempre la lotta alla pirateria: ci sarebbero troppe persone che se ne approfittano. Non solo famiglie e amici, ma anche un vero e proprio “mercato parallelo” di password. Un abuso che rappresenterebbe circa il 20% del mercato e su cui bisognava intervenire per tutelare il prodotto e il consumatore.

Ma dietro c’è molto di più. È questione di soldi. Dazn punta a incrementare il numero degli abbonati, che fin qui non è decollato: secondo le cifre comunicate in Lega Calcio, la app è a quota 1,2 milioni di abbonati. A 20 euro al mese per 12 mesi, basta fare due calcoli per capire che l’operazione non sta in piedi: Dazn paga 840 milioni alla Serie A e ne incassa molti meno, non rientra nemmeno con i 350 milioni l’anno garantiti da Tim (che pure conta appena 700mila contratti). Così ora spera di raggranellare qualche euro in più. Se le stime sono giuste, costringere quei 300-400mila tifosi che condividevano l’abbonamento a sottoscriverne uno nuovo potrebbe valere oltre 100 milioni l’anno. Ossigeno puro per tamponare le perdite milionarie.

Ma il tema è ancora più profondo ed è la valutazione del prodotto Serie A. I patron, i dirigenti non hanno mai gradito particolarmente le politiche di Dazn e Tim, che con le loro offerte a 20 euro rischiavano di “svilire” il campionato. Temono di fare la fine delle compagnie telefoniche costrette a rincorrersi a prezzi sempre più bassi, sono già preoccupati per la prossima asta dove raggiungere il miliardo a stagione sarà ancora una volta un’impresa. Per questo la Serie A non solo non dirà nulla, ma in qualche maniera avallerà la scelta. Senza dimenticare il tema controverso degli ascolti tv e degli “spettatori fantasma” svelato da un’inchiesta del Fatto Quotidiano: passare a un sistema in cui ad ogni abbonamento corrisponderà una testa semplificherà di sicuro le misurazioni.

LA BEFFA AL CONSUMATORE INCENTIVA LA PIRATERIA – C’è chi tira in ballo la strategia globale dell’azienda (la novità dovrebbe valere in tutti Paesi, non solo in Italia). Chi fa il paragone con Sky, che costava di più e offriva sì SkyGo, ma con una maggiorazione e comunque non sui big screen (solo digitale). Al di là di tutte le considerazioni fatte dall’azienda, più o meno legittime, resta un punto fondamentale, per cui non c’è scusante: in estate Dazn si era proposta agli italiani con una formula chiara, che prevedeva di guardare i contenuti su due device, in linea col nuovo tipo di fruizione del calcio in tv. Meno qualità, perché è indubbio che lo standard sia di gran lunga inferiore rispetto al passato. Più flessibilità, che vuol dire guardare la partita da diversi dispositivi, e quindi anche a un prezzo concorrenziale. Cambiare le carte in tavola a campionato in corso significa rompere il patto con i clienti e segnare un clamoroso autogol: il danno reputazionale per un brand già colpito da critiche sarà forse irreparabile. Mentre il ritorno economico è tutto da dimostrare: non è affatto detto che quel 20-30% di tifosi che attualmente sfruttano l’abbonamento condiviso ne sottoscriveranno un altro. Qualcuno di sicuro lo farà, molti altri potrebbero rinunciare o organizzarsi diversamente. Già negli scorsi giorni ilfattoquotidiano.it aveva rivelato i risultati di una ricerca Doxa per cui il 40% degli abbonati pensava di disdire l’abbonamento in caso di ulteriori problemi, per darsi agli streaming illegali. Figuriamoci cosa potrebbe succedere ora. I vertici della Lega ripetono da anni che la pirateria uccide il calcio. Se è davvero così, la Serie A e Dazn si stanno suicidando.

Twitter: @lVendemiale

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