Il Pd primo partito e dietro tre partiti appaiati in una forbice di meno di un punto. E’ quanto risulta da un sondaggio Ixè pubblicato nel periodico “Osservatorio politico“. L’istituto triestino diretto da Roberto Weber conferma l’avvicinamento progressivo delle posizioni delle quattro forze politiche principali, come è ben rappresentato dall’immagine in alto che mostra lo storico dalle elezioni europee 2019 ad oggi. La situazione attuale assume ulteriore significato per via del fatto che, come tutti i sondaggi di questo tipo (1000 intervistati), la rilevazione Ixè ha un margine d’errore del 3 per cento.

Dopo una lenta risalita, dunque, il Partito Democratico riaggancia quota 21 per cento, con un balzo (dell’1,6) avvenuto in particolare nell’ultimo mese e mezzo. Visto che sia il M5s sia Forza Italia risalgono e l’area di sinistra perde solo qualche decimale, è verosimile che i democratici stiano recuperando dall’area del non voto. Quello che sembra probabile è che il Pd benefici di un effetto traino del successo elettorale del centrosinistra alle Amministrative di ottobre.

Ixè – che già rispetto ad altri istituti sottostima leggermente Fratelli d’Italia – registra un trend in discesa per il partito di Giorgia Meloni. Il risultato è che la seconda forza politica ora resta la Lega, al 18,8, staccata dal Pd di poco più di 2 punti. Poco dietro ci sono Fdi al 18 e stesso valore di consensi è stimato per i 5 Stelle, stabili rispetto a settembre e in ripresa rispetto al biennio 2019-2020. Resta sulla sua linea di galleggiamento dell’8 per cento Forza Italia. Tutti gli altri partiti sono a rischio esclusione, con una soglia di sbarramento al 3 per cento come prevede l’attuale legge elettorale e a maggior ragione se dovesse passare una riforma con una soglia al 5. Azione di Carlo Calenda, per esempio, è al 3,9, ma in trend positivo: è il partito che guadagna di più dopo il Pd. Anche in questo caso potrebbe avere giovato la performance elettorale di Roma del suo leader. I calendiani distanziano gli altri “piccoli”: Articolo 1 (2,1) e Sinistra Italiana (2) sono entrambi in lieve flessione così come Europa Verde (1,5). PiùEuropa cala all’1,3, mentre recupera qualcosa Italia Viva: +0,7, ma ancora non supera il 2.

Questi numeri suggeriscono che la partita tra i due schieramenti è tutt’altro che chiusa: il centrodestra mette insieme ad oggi il 45,1 per cento, il centrosinistra (cioè Pd, partiti alla sua sinistra e M5s) totalizza il 44,6. Da questo quadro sono esclusi i partiti di centro come Azione e Italia Viva.

Particolarmente impressionante è l’area che mette insieme indecisi e non voto: secondo Ixè è al 42,6 per cento, una cifra che conferma la tendenza già registrata e più che sottolineata dell’astensionismo alle ultime elezioni comunali.

Ma come sono fatti gli elettorati dei partiti più grandi? Ixè questo mese ha analizzato anche questo. Il Pd, per esempio, ha una buona percentuale di giovani (18-34 anni) e una più alta fetta di over 60 che sfiora il 30 per cento e riequilibra quello che il partito perde nelle fasce di mezza età, tra i 35 e i 50 anni, nelle quali i democratici in certi casi si attestano poco oltre il 10. L’effetto “Ztl”, stando all’analisi di Ixè, non è scomparso né ridimensionato: tra chi ha condizioni percepite come “ottime” il Pd raggiunge quasi il 32 per cento, tra chi si ritiene molto in difficoltà non tocca nemmeno il 9.

L’analisi anagrafica dei consensi per la Lega dà un risultato più lineare, con meno asperità rispetto alla curva del Pd: il Carroccio guadagna di più in particolare tra 40 e 50enni. Lo stesso si può dire per lo scorporo nelle diverse classi sociali: i leghisti raccolgono consensi in maniera equilibrata tra chi ritiene di avere condizioni ottime, buone, sufficienti e critiche. L’ultimo aspetto rilevante: la maggioranza di chi vota Lega è composta da donne.

Chi pesca invece nell’area dei trentenni e quarantenni è il M5s. Quello che risalta, però, è che il Movimento continua ad essere più che attrattivo per chi si ritiene in condizioni “critiche”. In questa fetta di elettorato, a fronte di una media generale del 18 per cento, i 5 Stelle raggiungono le “vecchie” cifre del 32 per cento.

E’ sostenuto quasi del tutto dagli over 40 invece il bacino elettorale di Forza Italia che tra 50 e 60enni ha una media superiore al 10 per cento.

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