Non accettava che nella vita di lei ci fossero altri uomini. Per questo ha iniziato a pedinarla arrivando al punto di eliminare chi si era messo sulla sua strada. È questa l’ultima ipotesi formulata dagli inquirenti per fare luce sull’omicidio di Massimo Melis, l’operatore della Croce Verde 52enne ucciso nella notte tra il 31 ottobre e l’1 novembre sotto casa dell’amica Patrizia, nella periferia di Torino, dove l’aveva riaccompagnata a casa per proteggerla dallo stalker che la perseguitava da mesi. I rilievi hanno confermato che la vittima è morta per un colpo di pistola sparato mentre era seduta sulla sua auto e ora gli investigatori sospettano che a premere il grilletto sia stato un’ex fidanzato di lei.

Stando alle più recenti ricostruzioni, Melis aveva fatto la spesa in un supermercato con l’amica, che poi aveva scortato fin sul pianerottolo di casa. Quindi era tornato alla propria auto dove qualcuno l’ha freddato con un proiettile ’38-357′ di un revolver. A esploderlo, per gli investigatori, è stato un uomo di circa 60 anni, con precedenti penali, con il quale Patrizia avrebbe avuto una frequentazione in passato. Come riporta il Corriere Torino, la svolta è arrivata dopo la testimonianza della stessa donna che ha riferito agli inquirenti come i suoi ultimi comportamenti l’avessero infastidita. Nessuna minaccia, nessuna aggressione, ma una serie di atteggiamenti che l’avevano “fatta sentire a disagio“. Patrizia non ne aveva parlato con nessuno dei suoi familiari e non aveva presentato denunce per stalking. Ma sembra che si fosse confidata con Melis che, forse per questo motivo, l’aveva “scortata” al market e poi fino al portone di casa con le borse della spesa.

Nel frattempo, sono stati parzialmente fugati anche i dubbi relativi all’ora del delitto: Melis è stato ucciso dopo essersi separato dall’amica, anche se non è ancora possibile stabilire precisamente quando. Nessuno spostamento intermedio, dunque, come invece era stato ipotizzato all’inizio. Il suo cellulare, ancora acceso, è stato trovato in una tasca degli abiti che indossava. Per confermare i sospetti sul responsabile, da 24 ore gli investigatori stanno passando al setaccio le immagini delle telecamere di sorveglianza adiacenti al luogo del delitto: un’operazione complessa che richiederà tempo.

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