Come preannunciato nei giorni scorsi, il nonno materno di Eitan Biran, Shmuel Peleg, ha presentato ricorso alla Corte distrettuale di Tel Aviv contro la sentenza del Tribunale della famiglia che ha riconosciuto le ragioni di Aya Biran, la zia paterna dell’unico sopravvissuto alla strage del Mottarone, nell’ambito della Convenzione dell’Aja sulla sottrazione dei minori.

Nel ricorso, ha fatto sapere Gadi Solomon portavoce della famiglia Peleg, si denuncia che il Tribunale nella sua sentenza non ha tenuto conto “delle circostanze eccezionali di fronte alle quali si trovava” ed ha ignorato “le azioni unilaterali della zia Aya Biran”. Quest’ultima, sostengono i ricorrenti, ” con astuzia ha agito alle spalle della famiglia Peleg mentre era a lutto per ottenere la tutela” di Eitan. “Anche negli ultimi giorni – ha proseguito Solomon – ha continuato a violare in modo smaccato le intese temporanee relative al soggiorno di Eitan tra le due famiglie in Israele e così ha dimostrato di preferire il proprio interesse a quello di Eitan”.

Secondo gli avvocati di Peleg “non c’è motivo che il dibattito sulla vita futura di Eitan – cittadino israeliano i cui membri della famiglia da ambo le parti si trovano in Israele e parlano ebraico – si tenga in Italia”. La conclusione è che “si è creata l’impressione che chi insiste perché ciò avvenga sia mosso da motivi estranei“.

“Ci auguriamo che il Tribunale distrettuale di Tel Aviv respinga il ricorso”, è la replica a distanza di Shmuel Moran, Avi Himi e Alon Amiran legali di Biran. “La sentenza del tribunale della famiglia – hanno sottolineato – parla da sé ed è completa, ben fondata, approfondita e accademica”. Gli avvocati si augurano quindi che “come determinato” dal Tribunale della famiglia” di Tel Aviv, il piccolo Eitan torni “il più rapidamente possibile alla sua famiglia, alla sua scuola, alle strutture terapeutiche da cui era stato rapito”.

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