A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina, recita un vecchio adagio. Esattamente un anno fa, su queste pagine, scrivevo che “l’Italia stava divenendo terra di facile conquista per molte compagnie assicurative europee che operano nel nostro Paese ed in particolar modo per quelle del Liechtenstein, considerato, ricordiamolo, l’ultimo paradiso fiscale europeo”.

Dopo l’euforia dello scorso decennio, dovuta principalmente alla concessione dei due scudi fiscali e che aveva portato ad un vero e proprio boom delle polizze assicurative di diritto del Liechtenstein stipulate da nostri connazionali che, probabilmente, dovevano “sistemare” fiscalmente i loro risparmi, stiamo assistendo da un po’ di tempo ad un rinnovato interesse per il mercato italiano da parte delle compagnie del piccolo Principato.

Ed a tal proposito mi chiedevo: “Per quale motivo i risparmiatori italiani avrebbero dovuto sottoscrivere queste polizze unit linked, così poco redditizie (con costi di distribuzione e di gestione pari mediamente al 15% dell’importo affidato in gestione) e tra l’altro emesse da soggetti a rischio?”.

Un piccolo dubbio che sottoponevo, invano, anche alla Commissione bicamerale banche, prima che diventasse un problema.

Et oplà, il problema si è presentato puntuale.

Nonostante l’IVASS, l’autorità di vigilanza del mercato assicurativo, dopo la mia analisi (ma sarà stato solo un caso) si fosse svegliata dal torpore per evitare il ripetersi di abusi ai danni degli investitori italiani, solo pochi giorni fa il Nucleo di Polizia Economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, coordinati da Luigi Furno, sostituto procuratore del capoluogo meneghino, ha avviato il sequestro di oltre 21 milioni di euro nei confronti di 11 indagati. I reati ipotizzati nell’inchiesta condotta dalla procura di Milano sono associazione per delinquere, truffa ai danni di quasi 1.500 investitori e autoriciclaggio (reato che ricorre quando si investe in una attività il denaro frutto di un reato commesso in precedenza dalla stessa persona)

Ma chi naviga per questi mari, questi pesci prende! Nessun pietà per chi, in questo caso risparmiatori di elevato standing, corre questi rischi, spesso preannunciati.

Secondo quanto riportato da MilanoFinanza lo scorso 13 ottobre, infatti, una vecchia conoscenza dell’IVASS e della FMA (Autorità di Vigilanza del mercato finanziario del Liechtenstein), la A1 Holding Spa di Bergamo, confluita poi in Health Italia Spa, avrebbe distratto parte dei risparmi investiti in polizze unit linked con sottostanti fondi di investimento che promettevano un rendimento del 4% (!!!), cui aggiungere un premio del 7% (!!!) al raggiungimento di determinati obiettivi.

La A1 Holding Spa e alcune sue società controllate erano già nel mirino dell’Autorità di vigilanza del Liechtenstein, che le aveva inserite da tempo in una blacklist di soggetti indesiderati.

Tra questi ci sarebbe anche la Prisma Life AG, compagnia assicurativa con base nel piccolo principato alpino, che ad un anno di distanza dal primo inutile tentativo, starebbe in questi mesi cercando a tutti i costi uno scontro frontale con l’IVASS, addirittura portandola di fronte all’EIOPA (organo di vigilanza indipendente che fornisce pareri alla Commissione europea, al Parlamento europeo e al Consiglio dell’UE su assicurazioni e pensioni), per sbarcare sul mercato italiano. Secondo Prisma Life, infatti, per il principio dell’Home Country Contro (paese di origine), l’IVASS non avrebbe competenza sulle compagnie senza una stabile organizzazione in Italia.

In realtà, rispetto ad un anno fa, secondo quanto riferitoci da un insider, sembrerebbe che il rapporto di Prisma Life con l’IVASS si sia ulteriormente incrinato a seguito del tentativo della compagnia del principato alpino di aggirare il divieto di distribuzione sul mercato italiano attraverso un broker con sede sull’isola di Malta. Una situazione che pare stia compromettendo i rapporti tra le autorità di vigilanza di Italia e Liechtenstein.

In effetti, parrebbe che la FMA voglia prendere le distanze da Prisma Life per evitare uno scontro istituzionale con l’IVASS e con EIOPA e soprattutto per non compromettere la già precaria reputazione dell’intera piazza finanziaria del Liechtenstein che, in questi mesi, è alle prese con una difficile fase di transizione, visto il Liechtenstein sta puntando a diventare un hub internazionale nel settore delle cripto-attività per attrarre operatori ed investitori da tutto il mondo.

Il quadro è ora completo!

Mi raccomando, cari risparmiatori (forse evasori fiscali): se vi fregano ancora almeno soffrite in silenzio. Perché le banche cattive, i consulenti furfanti, i furbetti che mangiano i risparmi, non sono l’unico male. Ne esiste uno che nasce nell’avidità primitiva dell’uomo.

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