Italia terra di facile conquista. E’ ciò che pensano molte compagnie assicurative europee che operano nel nostro Paese. E in particolar modo quelle del Liechtenstein, considerato, ricordiamolo, l’ultimo paradiso fiscale europeo.

Dopo l’euforia dello scorso decennio, dovuta principalmente alla concessione dei due scudi fiscali e che aveva portato ad un vero e proprio boom delle polizze assicurative di diritto del Liechtenstein stipulate da nostri connazionali che, probabilmente, dovevano “sistemare” fiscalmente i loro risparmi, si assiste da un po’ di tempo ad un rinnovato interesse per il mercato italiano da parte delle compagnie del piccolo Principato.

Secondo dati del 2018 del Fma, l’Autorità di Vigilanza del Mercato Finanziario del Liechtenstein (in altri termini l’equivalente della nostra Consob e Ivass), l’Italia ha rappresentato nel 2016 il maggior mercato per le compagnie assicurative del Principato con il 20,5% dei premi sottoscritti, pari a circa 660 milioni di euro.

Purtroppo tale interesse per il mercato italiano non è a costo zero. Attenzione, però, perché il sistema finanziario del Liechtenstein sta vivendo un serio problema di sopravvivenza. E non parlo solo delle compagnie assicurative. È notizia di qualche settimana fa la messa in liquidazione coatta amministrativa della Union Bank di Vaduz da parte della Fma.

Ma secondo un articolo del quotidiano zurighese Tages Anzeiger, almeno altre 5 banche sulle 13 ancora in attività sarebbero a rischio di chiusura. Circa il 50% delle banche di quel piccolo paese, che nelle sue casseforti detiene una bella fetta della evasione fiscale dei nostri concittadini, sarebbe a rischio.

Tornando alle compagnie assicurative del Liechtenstein, negli ultimi anni si sono registrati alcuni scandali che la Fma ha cercato di limitare ricorrendo a misure estreme e, per certi aspetti, inusuali. Dopo il fallimento, così come riportato dal sito della Fma, della Gable Insurance nel 2017, infatti, vi è stato il caso di Sikura Life, posta in liquidazione nel 2020, il cui portafoglio è stato trasferito coattivamente alla Quantum Leben.

Ma perché il mercato italiano sarebbe così interessante per le compagnie del Liechtenstein? Due motivi fondamentali:

1. La relativa “semplicità” della normativa di casa nostra riguardo la distribuzione dei prodotti rispetto a quella, più rigida, di paesi come la Germania, l’Austria e la Svizzera. Infatti, le normative che regolano il settore assicurativo nei tre paesi citati impongono alle compagnie notevoli restrizioni e limiti al pagamento di provvigioni per la distribuzione. Insomma nel nostro paese i venditori guadagnano di più e sono controllati di meno.

2. La grande disponibilità di risparmio degli italiani. Oltre 1400 miliardi tra conti correnti e depositi vincolati senza considerare il deposito di contante (cassette di sicurezza e l’iconico materasso) provenienti dalla evasione fiscale, il vero bacino di approvvigionamento per questi prodotti, che dovrebbe aggirarsi intorno ai 180 miliardi.

Ma a cosa devono fare attenzione i risparmiatori italiani? Non ci si può confondere. I prodotti assicurativi distribuiti in Italia hanno tutti le stesse caratteristiche: unit linked con costi di distribuzione e di gestione altissimi. Un totale pari mediamente al 15% dell’importo affidato in gestione! Un gap impossibile da recuperare per il risparmiatore, visto l’andamento dei mercati borsistici e monetari. Quindi, senza alcuna eccezione, tali prodotti servono ad arricchire solo le reti di distribuzione, molto spesso basate sul sistema multi-level marketing.

In ogni caso, mi chiedo: per quale motivo i risparmiatori italiani dovrebbero sottoscrivere tali prodotti, cosi poco redditizi e tra l’altro emessi da soggetti a rischio? Un piccolo dubbio che sottopongo oggi alla Commissione bicamerale banche, prima che diventi un grande problema domani.

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