Da un lato i timori per le manifestazioni autoconvocate sui social, dall’altro uno stress test per l’intero sistema Paese, dalla logistica ai trasporti fino alle farmacie. È il giorno spartiacque, il primo del Green pass obbligatorio sui luoghi di lavoro, la misura più divisiva introdotta dal governo Draghi e difesa fino all’ultimo anche di fronte a una protesta che – almeno a parole – sembra montare da più fronti. Il 15 ottobre è arrivato e la certificazione verde, strumento per provare a gestire il ritorno alla normalità in vista dei mesi più freddi dell’anno, divide.

I portuali di Trieste hanno tenuto la barra dritta, rifiutando la mano tesa del Viminale, disposto al primo cedimento sulla gratuità dei tamponi pur di arginare la protesta: “Nessuna proroga del Green pass, sciopereremo”, hanno ribadito fino all’ultimo, nonostante l’avviso della prefettura sul fatto che lo sciopero non è autorizzato e quindi portarlo avanti costituirebbe un reato. L’appuntamento però è già fissato: dalle 6 ai varchi del terminal dopo il no allo slittamento di due settimane chiesto dai portuali. Ma la linea di Palazzo Chigi è ferma e – sebbene si valuti di rafforzare gli aiuti alle aziende che pagano i test ai dipendenti – non è stato disposto ad alcuno slittamento. Restano le incognite degli altri scali, da Genova a Gioia Tauro, ma quella che sembrava l’emergenza più scottante rischia di essere solo la più visibile. Non solo per gli 80mila autotrasportatori che si stima non si siano vaccinati, ma sui quali – come nella logistica – restano pochi spazi di manovra sui controlli.

Il trasporto pubblico rischia di incespicare: l’Atac tranquillizza sulla situazione a Roma, l’Atm ha avvisato che i mezzi di superficie subiranno una leggera sforbiciata, mentre la situazione è un po’ più complessa in Piemonte. Anche da Verona a Savona si annunciano problemi più o meno complessi. Almeno sulla carta. Così come bisognerà capire quanto reggerà il sistema delle farmacie con l’esplosione di richieste di test antigenici rapidi. Alcune Regioni sono corse ai ripari con hub pubblici dove sottoporsi al tampone a pagamento come in Piemonte o in maniera gratuita (ma solo per chi ha già ricevuto una dose di vaccino) in Liguria. C’è poi il capitolo legato ai controlli, dalle fabbriche agli uffici, nella speranza che non rallentino gli ingressi aumentando il rischio di assembramenti.

Nemmeno in seno al governo si nascondono le possibili difficoltà. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, parla di “avvio complicato”, ma che era “nell’ordine delle cose” ed “è il prezzo da pagare per spingere nella direzione giusta il Paese”. Il rischio di una falsa partenza, oltre alle assenze sui luoghi di lavoro, è aggravato anche delle manifestazioni in diverse città: ne sono annunciate diverse a Milano, da palazzo di Giustizia alla sede Rai, ma la più importante è a Roma, dove il luogo del sit-in dei No Green Pass, già spostato due volte dalla Questura, è previsto al Circo Massimo, e con una schieramento di 1.000 agenti. Una decisione presa sulla scia delle intenzioni emerse dall’ultimo Comitato per la Sicurezza convocato dal Viminale, le cui intenzioni sarebbero quelle di evitare lo svolgimento di proteste vicino ai palazzi della politica e a obiettivi sensibili.

Le prefetture e le forze dell’ordine, intanto, sono allertate: nel corso della giornata potrebbero verificarsi iniziative contro il Green pass davanti a “ingressi aziendali” e “presso aeroporti, porti, punti di snodo stradale, autostradale e ferroviari, finalizzati a creare disagi” con “possibile intralcio alla regolarità dei servizi e delle attività produttive”, scrive in una circolare il Dipartimento di Pubblica Sicurezza. Alle autorità sul territorio si chiede e “per i giorni a venire” la “massima intensificazione” dell’azione di controllo del territorio e di “osservazione” nei confronti di soggetti o gruppi “ritenuti pericolosi per l’ordine pubblico”. Nel documento firmato dal capo della Polizia, Lamberto Giannini, non si può escludere il “pretesto” per un “ulteriore inasprimento dei toni” della protesta, con “azioni” verso “obiettivi esposti a rischio” e con “possibili episodi di contrapposizione tra gruppi aderenti a opposti estremismi”.

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