Quando nell’estate del 2020 il coronavirus spedì all’ospedale due noti personaggi del mondo economico e politico italiano, Flavio Briatore e Silvio Berlusconi, molti scambiarono il SARS-CoV-2 per un virus mortale, ma equo. Un virus che non fa distinzioni tra ricchi e poveri. Prima di loro, si erano infettati anche capi di stato come Donald Trump, Boris Johnson e Jair Bolsonaro. Il viceministro della salute dell’Iran Iraj Arirchi, dopo essere stato anche lui contagiato, ha spiegato: “E’ un virus democratico, non fa distinzioni tra poveri e ricchi o tra uomini di Stato e cittadini comuni.” Il filosofo Slavoj Zizek concorda: “Su questo aveva profondamente ragione – siamo tutti nella stessa barca.”

Peccato avessero torto entrambi.

Le prove scientifiche dicono che la Covid-19 se la prende con i più fragili non solo da un punto di vista sanitario, ma anche socio-economico. Le persone più svantaggiate da un punto di vista socioeconomico hanno tassi più elevati di infezione, ricoveri e mortalità Covid-19. Le disuguaglianze socioeconomiche sembrano inoltre essere associate anche alla sequela di eventi avversi che persistono a lungo termine chiamata “Covid lungo”.

Non siamo tutti sulla stessa barca. Il SARS-CoV-2 non è un virus egalitario. È un virus ingiusto e classista. Le persone di basso stato socioeconomico non sono solo più vulnerabili al virus e più facilmente colpite dagli effetti gravi della pandemia. Sono anche più esposte agli effetti economici della pandemia come la perdita del lavoro o la chiusura di un’azienda.

E’ stato un errore grave non aver tentato di contenere tali iniquità ad esempio attraverso più forti protezioni sociali, misure redistributive e sostegno economico per chi non può permettersi di auto-isolarsi. Identificare contagi attraverso tamponi e tracciamenti dei contatti serve a poco infatti se non viene predisposto anche un sistema efficace per garantire l’isolamento dei contatti. Non si tratta solo di fare in modo che le persone si auto-isolino una volta contagiate, ma anche di sostenerle quando lo fanno. Chiedere invece ai cittadini di “restare a casa” senza aiutarle a farlo non funziona. Ci sono persone che hanno il privilegio di potersi auto-isolare. Altre no. Non parlo solo di casi estremi come i senzatetto, ma anche di chi “se non lavora, non mangia.”

Come spiega il vice presidente di Taiwan, Chien Chien-jen, che ha anche un dottorato di ricerca in epidemiologia alla John Hopkins University School of Public Health, fornire alle persone garanzie o sostegni relativamente ai loro mezzi di sussistenza durante l’isolamento e quarantena è una componente essenziale per aumentare l’aderenza alle misure di prevenzione e rispetto delle regole per l’isolamento.

Anche le iniquità sociali a livello globale sono un ostacolo a efficaci politiche contro il virus. Dall’inizio della campagna di vaccinazione di massa, si è creato una specie di “apartheid vaccinale” dove le nazioni più povere rischiano di non riuscire a immunizzare la maggioranza della loro popolazione prima del 2024. In un recente report di Amnesty International intitolato “La doppia dose di disuguaglianze” si sottolinea il ruolo delle grandi aziende farmaceutiche produttrici di vaccini nel creare e prolungare questo “apartheid vaccinale”: “I produttori di vaccini hanno svolto un ruolo decisivo nel limitare la produzione globale di vaccini e nell’ostacolare l’accesso equo a un prodotto salvavita. Nonostante abbiano ricevuto miliardi di dollari in finanziamenti governativi e ordini anticipati che hanno effettivamente eliminato qualsiasi rischio (finanziario) normalmente associato allo sviluppo di farmaci, i produttori di vaccini hanno monopolizzato la proprietà intellettuale, bloccato i trasferimenti di tecnologia e hanno esercitato pressioni aggressive contro misure e politiche pubbliche che avrebbero ampliato la produzione globale di questi vaccini. Alcune aziende – Pfizer, BioNTech e Moderna – hanno fornito i vaccini quasi esclusivamente ai paesi ricchi, anteponendo il profitto all’accesso alla salute per tutti”.

Eppure, Pfizer ha affermato che “la distribuzione giusta ed equa è stata la nostra stella polare sin dal primo giorno”. BioNTech ha affermato che “mira a rendere i suoi vaccini disponibili in tutto il mondo il più rapidamente possibile”. Moderna si è impegnata a “fornire vaccini e terapie efficaci e convenienti a tutte le popolazioni”.

Parole vuote? Marketing. La responsabilità sociale di aziende in competizione per il profitto è uno dei miti del nostro sistema economico diseguale. È compito dei governi e delle istituzioni transnazionali sviluppare leggi e regolamenti capaci di fronteggiare tali iniquità. Non è solidarietà sociale questa, ma auto-interesse illuminato. L’apartheid vaccinale favorisce la diffusione di pericolose varianti poiché il virus non rispetta confini geografici. Nessuno sarà al sicuro finché tutti non saranno al sicuro.

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