Ci sono due mondi complementari che guardano alla democrazia transnazionale nella docu-serie Constitutional Circus di Berardo Carboni, online sulla piattaforma It’s art, e il film Spin Time, che fatica la democrazia! di Sabina Guzzanti, in questi giorni nei cinema.

Due opere presentate alla Giornata degli Autori di Venezia 78 che raccolgono analisi e idee di un sistema mondo che non funziona e andrebbe cambiato con nuove forme di democrazia partecipativa: Carboni analizza i problemi globali con le allegorie circensi (per esempio, i clown Signor Stato e Signorina Europa in un rapporto tossico di amore e odio, interpretati rispettivamente da Giovanni Vicentin e Désirée Giorgetti) e cerca di presentare allo spettatore delle alternative per salvare il pianeta e la democrazia. Guzzanti mostra al pubblico l’esperimento di democrazia partecipativa di Spin Time, un palazzo occupato dal 2013 che ospita circa 400 persone di 24 nazionalità diverse ai piani alti, ed eventi culturali, corsi e laboratori aperti al pubblico nei piani bassi.

L’analisi dell’esistente

Il mondo è in fiamme: l’emergenza climatica porterà questo pianeta a non essere più abitabile in un lasso di tempo relativamente breve; aumentano governi che esplicitamente sono in contrasto con i valori della democrazia, i quali sono i primi alleati di un sistema di produzione e sfruttamento che non è più sostenibile sia per le risorse materiali che umane. Imperversano disuguaglianze con estrema sperequazione delle risorse. Constitutional Circus fa discutere su questi temi la Rivoluzione umanistica incarnata da Pico della Mirandola (interpretata da Francesco Ferrieri), la Rivoluzione francese e la Rivoluzione industriale (interpretate da Ilde Mauri e Raffaella Paleari). Insieme parlano della necessità di costruire un mondo nuovo, alternativo, più sostenibile, per poter salvare l’umanità da se stessa.

Il film su Spin Time cala in una dimensione locale e multiculturale il problema delle diseguaglianze, che in una città come Roma porta migliaia di persone a non potersi permettere una casa. Il film non si focalizza sul problema del singolo, ma mostra che l’emergenza abitativa sia un problema sistematico che riguarda una fetta cospicua della popolazione capitolina, e che non ci sia una vera volontà da parte delle istituzioni di risolverla. Alcuni esempi? A Roma ci sono migliaia di locali sfitti e molti altri completamente abbandonati. È molto più conveniente tenere appartamenti vuoti (e alzare i prezzi degli affitti) che riempirli. Il sistema delle case popolari non è sufficiente per rispondere all’emergenza abitativa: come spiegano nel film, si può anche aspettare 16 anni per avere una casa popolare. I problemi si sovrappongono e si intrecciano senza soluzione, mentre le persone cercano di trovare uno spazio di dignità dove poter vivere.

Che fatica la collettività

C’è Volo pindarico che corre, parla, fa i salti mortali. Volo pindarico (interpretato da Marco Russo in Constitutional Circus) è la collettività. “Io sono noi” dice all’inizio dell’ode pindarica. E questa collettività cerca di far ragionare Signor Stato e Signorina Europa che si azzuffano. Volo pindarico suona il violino mentre cammina sul filo, ragiona e suda, si affanna per tutte le acrobazie. Che fatica! La stessa fatica raccontata da Sabina Guzzanti quando mostra come è difficile per la collettività di Spin Time che fa “salti mortali” per andare d’accordo e prendere delle decisioni. Nel palazzo gli ospitanti si riuniscono nelle assemblee per parlare dei problemi della comunità, e la stessa elegge un comitato che possa gestire la vita quotidiana del palazzo (dal turno delle pulizie a quello dei sorveglianti di notte, dalla ridiscussione delle regole di base fino alle liti per la mancanza di pagamenti dovuti). Insomma, una fatica che però dà la possibilità di mostrare come la politica non si dovrebbe basare sulle capacità retoriche per arringare una folla, ma su problemi concreti e reali, come appunto la gestione di una comunità di circa 400 persone.

L’umiltà e la bellezza

Entrambe le opere si mostrano umili: il Circo di per sé è una forma d’arte umile, mentre la comunità di Spin Time testimonia che la mancanza di equilibrio tra interesse collettivo e quello personale è il motivo principale delle liti in assemblea. Si fatica a trovare quella linea di demarcazione, ma ci si prova. E l’umiltà può essere sempre un punto di partenza da cui cominciare. E si comincia proprio da lì grazie al teatro dell’oppresso di Christina Zoniou, docente presso l’Università del Peloponneso e professoressa “in visita” presso l’Università di Roma. Questa è una delle attività più partecipate dagli ospitanti, nella quale si sperimentano nuove forme di dialogo e linguaggio tramite il teatro. E come fa vedere Guzzanti, aiuta.

Tutta questa complessità che cercano di esprimere le due opere diventa accessibile tramite la bellezza, che non risponde a un criterio puramente estetico ma di pensiero ed esperimento. L’arte può essere utilizzata come tramite per dare a chi assiste gli strumenti per vedere la direzione che ha preso il destino del mondo. Questa visione può aprire delle prospettive di immaginazione: e se le cose andassero diversamente? Sarebbe necessario che ci si impegnasse sempre di più a rispondere a questo interrogativo.

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