“La politica è un circo!”. Con questa espressione vengono spesso definite in maniera dispregiativa le vicende istituzionali della politica nostrana con fantasiosi accostamenti tra politici e pagliacci (o animali e domatori). Queste stesse figure però potrebbero diventare delle potenti allegorie per narrare l’esistente: può un circo risultare un’espressione artistica appropriata per raccontare le varie crisi che la nostra società sta subendo?

C’è chi a questa domanda ha risposto positivamente: da un’idea del regista Berardo Carboni è nato il Constitutional Circus, un progetto che vuole criticare il sistema globalizzato dei consumi per raccontarne le contraddizioni istituzionali e politiche e proporre delle alternative. Sono state le realtà locali di Roccascalegna in Abruzzo, Longobucco e Bisignano in Calabria ad aver ospitato le prove generali di quello che sarà anche uno spettacolo teatrale in scena dal 2021, promosso dalla casa di produzione cinematografica Piroetta in co-produzione con Calabria News 24 e Smart Network.

Un progetto bizzarro, un “Circo politico” che con estrema umiltà, quale è la natura del circo, descrive le tante incomprensioni tra gli stati e l’Unione europea fino ad analizzare la storia contemporanea come quasi un’indagine dell’origine dei problemi che stiamo vivendo.

Si parte dunque dai “battibecchi” dei due clown “Signor Stato” e “Signorina Europa” (interpretati rispettivamente da Giovanni Vicentin e Désirée Giorgetti) per poi proseguire con le accese discussioni sui concetti di modernità e progresso tra Pico Della Mirandola (Francesco Ferrieri), la Rivoluzione francese (Ilde Mauri) e la Rivoluzione industriale (Raffaella Paleari).

Tra i temi toccati figurano la critica ai paradisi fiscali nel nostro continente fino alla distribuzione della ricchezza, la giustizia ambientale e l’ambiguo sistema della finanza e degli algoritmi, concetto spiegato da Demetra Bellina, la quale incarna la “domatrice degli algoritmi”. Tutto questi temi vengono racchiusi nella critica a questa Unione europea e alla necessità di superarne le contraddizioni politiche e istituzionali per costruire una nuova Europa.

Magari un’unione democratica e federale (emblematica è da questo punto di vista la critica al ruolo del Consiglio europeo in una parte dello spettacolo). Infine è la figura dei voli pindarici, interpretato da Mario Russo, che rappresenta quel popolo ingabbiato, il quale subisce per primo le mancanze di questo sistema e cerca disperatamente di liberarsi da quest’ultimo con acrobazie (veri e propri “voli pindarici”) e odi pindariche.

È interessante come si cerchi di impostare il dibattito sull’Europa superando la dicotomia tra europeisti (coloro che difendono questa Unione europea) e gli euroscettici (quelli che vogliono tornare allo Stato-nazione). Esiste infatti un approccio euro-critico nei confronti delle istituzioni europee, il quale si deve interrogare su quali cambiamenti devono essere adottati a livello istituzionale e politico per rendere il nostro continente uno spazio più democratico e partecipativo.

La politica in Italia al momento non sta cogliendo questa estrema necessità, nonostante l’esempio della Brexit a pochi passi dovrebbe far riflettere – un processo di uscita anacronistico e pericoloso, causato in parte dalla dannosa narrazione manichea “Europa sì” – “Europa no”.

Sperando che questa iniziativa possa concretizzare i buoni propositi impostati quest’estate, ci si augura che anche la politica cambi direzione in questo senso: discutere di democrazia continentale e approcciarsi criticamente non solo verso l’Unione europea, ma anche nei confronti della società che abbiamo costruito, la quale già da tempo mostra dei limiti significativi.

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