L’inflazione corre in Turchia, con imprese e famiglie in grande difficoltà, ma il presidente Recep Tayyip Erdoğan sceglie di investire altri fondi pubblici nella difesa, per realizzare il Pentagono turco. Si tratta di una struttura imponente che ospiterà anche lo Stato Maggiore delle Forze Armate, nonché il personale dell’Esercito, dell’Aeronautica e della Marina. L’edificio a forma di mezzaluna e stella, che porta i simboli della bandiera turca, sarà più grande del corrispondente Pentagono degli Stati Uniti, poiché avrà una superficie di 13 milioni di metri quadrati (oltre ad una superficie coperta di 890mila metri quadrati) e impiegherà uno staff di 15mila persone. Verrà ultimato prima delle elezioni presidenziali e parlamentari previste nel giugno 2023, su cui si affacciano le prime nubi visto che secondo l’ultimo sondaggio Metropoll il consenso per Erdogan fatto registrare ad agosto (al 38%) è il più basso dal 2015. “Stabiliremo qui una struttura che incuterà paura ai nostri nemici con la sua posizione e darà fiducia ai nostri amici – ha detto Erdogan – Credo che le strutture monumentali come questa siano anche simboli della nostra nazione, che mostrano potere mentre servono il loro scopo fondamentale”.

Il Pentagono turco si somma ad altre spese pazze di Erdogan, come il palazzo presidenziale estivo, costato più di 70 milioni di euro, e la Casa Bianca da 2000 stanze che ospita il governo. Senza dimenticare il simbolo del potere erdoganiano: l’Air Force One comprato per 400 milioni di euro di seconda mano dal Qatar. Si tratta di un 747-8 VIP, che si somma ad una flotta di undici velivoli di Stato compresi tre elicotteri ed un Airbus A340 VIP, in precedenza appartenuto al presidente tunisino Ben Ali del valore di 78 milioni di euro. Il nuovissimo aereo è in grado di ospitare 70 passeggeri più 18 membri dell’equipaggio. È dotato di una sala conferenza, camere da letto a cinque stelle, infermeria, diverse sale controllo con gli ultimi ritrovati quanto a sicurezza e difesa.

Nel frattempo l’inflazione annuale dei prezzi al consumo in Turchia è salita al 19,25%, ovvero il livello più alto dalla crisi valutaria nel 2018. In aumento di oltre il 20% i prezzi di cibo, mobili e trasporti. La banca centrale turca ha annunciato di voler mantenere i tassi di interesse a un margine superiore all’inflazione, che è il più alto nei principali mercati emergenti al di fuori dell’Argentina e per fare il punto sulla situazione riunirà il suo board tra qualche giorno in un vertice che si annuncia caldissimo. Il perché è presto detto: non c’è solo da affrontare tecnicamente la questione, ma anche politicamente visto e considerato che Erdogan con la sua richiesta di tenere tassi di interesse più bassi ha spinto la lira a un minimo record nel giugno scorso. La banca centrale turca ha mantenuto i tassi di interesse bassi da quando Erdoğan ha licenziato il suo governatore a marzo, ma nonostante ciò l’inflazione ha comunque accelerato e gli investitori hanno iniziato ad essere preoccupati. Sul punto c’è la presa di posizione dell’Associazione turca dell’industria e delle imprese (TÜSİAD) secondo cui va valutato con attenzione un rapido taglio dei tassi di interesse, “perché l’obiettivo dovrebbe essere quello di sconfiggere l’inflazione al fine di raggiungere una crescita economica sostenibile”. Inoltre secondo quanto scritto dal quotidiano Korkusuz, l’agenzia statistica statale turca sta manipolando i dati sull’inflazione per nascondere gli aumenti dei prezzi e sostituire i funzionari che si rifiutano di farlo.

Twitter: @FDepalo

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