È il caso di dire: carta canta. Stiamo parlando del fatto avvenuto il 13 agosto alla biblioteca pubblica di Vimercate, provincia di Monza e Brianza, dove a una bambina di 9 anni sarebbe stato negato l’accesso alla biblioteca pubblica. Ora ci troviamo di fronte a un bivio, ma con un’unica certezza: i bambini al di sotto di una certa età – è stato stabilito – non devono essere sottoposti a vaccinazione e di conseguenza non sono tenuti ad avere nessun tipo di certificazione.
Sulle due strade torneremo dopo.

Ora, come si dice, i fatti: due sorelle decidono di andare a prendere in prestito dei libri per le vacanze, ma si sono sentite rifiutare l’accesso al luogo pubblico. La madre, avvisata al telefono dalla minore delle due (quella di 9 anni per l’appunto), si è quindi dovuta sobbarcare la spesa dei libri acquistati successivamente in libreria, non prima però di essere passata alla stazione dei Carabinieri di Vimercate dove ha presentato denuncia. Dall’altra parte il comune di Vimercate che considera questa storia una fake news.

Eccoci di fronte al bivio: l’amministrazione comunale non ricostruisce la verità tentando di salvare il salvabile oppure la madre ha dichiarato il falso? Sì, perché sono entrata in possesso della denuncia – vedi sotto – presentata dalla donna ai carabinieri di Vimercate. La madre infatti si è rivolta al suo legale, Erich Grimaldi, presidente – oltre che fondatore – dell’associazione Ucdl (Unione per le cure, i diritti e le libertà) che le ha consigliato di procedere penalmente contro coloro che “saranno ritenuti responsabili di tale diniego”. Un piccolo caso questo che però può riguardare anche altri genitori figli di minori.

Nella querela la madre dichiara peraltro di essersi presentata personalmente in biblioteca chiedendo di poter accedere insieme alla figlia e, nonostante avesse presentato un documento sostitutivo alla certificazione, non le è stato permesso entrare. “Preciso che mia figlia avendo 9 anni non è soggetta ad obbligo di presentazione della vaccinazione ma, nonostante tutto, non le è stato concesso l’ingresso. Neppure da sola”.

“La carta verde non deve generare emarginazione sociale, soprattutto nei luoghi di cultura – sottolinea l’avvocato Grimaldi – in particolare una biblioteca pubblica. Inoltre un simile comportamento nei confronti di una bambina così piccola rischia di creare anche traumi”.

Alla fine di tutto una domanda: ma perché l’Italia è il paese delle regole variabilmente fisse?

e.reguitti@ilfattoquotidiano.it