A nove mesi dalla decisione del Consiglio superiore della magistratura, le Sezioni unite civili della Cassazione hanno rigettato il ricorso dell’ex presidente dell’Anm, Luca Palamara, contro la sentenza con la quale la Sezione disciplinare lo scorso 9 ottobre lo aveva condannato alla rimozione dall’ordine giudiziario. La sentenza diventa così definitiva. Palamara è stato il primo ex consigliere del Consiglio superiore della magistratura ed ex presidente dell’Associazione magistrati a essere rimosso dall’ordine giudiziario. La vicenda al centro del processo è la riunione notturna all’hotel Champagne del 9 maggio del 2019, nella quale secondo l’accusa Palamara, cinque consiglieri del Csm (tutti dimessi e ora a processo disciplinare) e i politici Luca Lotti e Cosimo Ferri – anche lui magistrato – discussero le strategie sulle future nomine ai vertici delle procure. Riunione intercettata con un trojan nel cellulare di Palamara, che era finito sotto inchiesta a Perugia e ora è imputato per corruzione.

A Palamara era contestato di aver “pilotato la nomina del procuratore di Roma” e ha messo in atto una strategia per arrivare a un procuratore di Perugia “addomesticato”, agendo come i suoi interlocutori per puri “interessi personali” e con ciò concretizzando “un indebito condizionamento” delle funzioni del Csm. Con l’aggravante di aver così permesso a Lotti, che era imputato nell’inchiesta Consip della procura di Roma, di interloquire e concorrere alla scelta del dirigente dell’ufficio giudiziario che lo aveva messo sotto accusa. Comportamenti di “elevatissima gravità” che per l’accusa non consentivano più a Luca Palamara di continuare a indossare la toga. La riunione all’hotel Champagne, per l’accusa, costituisce un “unicum” nella storia della magistratura proprio per la presenza di soggetti completamente “estranei” al Csm e portatori di interessi “personali”(quello di Palamara rispetto alla procura di Roma era essere nominato aggiunto) e insieme di un “disegno occulto”, a partire dalla scelta di un procuratore che segnasse una “discontinuità” con la gestione dell’ex procuratore Giuseppe Pignatone.

Mai guai di Palamara riguardano anche il processo per corruzione. Il gup di Perugia, Piercarlo Frabotta, ha fissato nei giorni scorsi l’inizio del procedimento per il 15 novembre. Rinviata a giudizio anche Adele Attisani. Assoluzione in abbreviato, invece, per l’ex procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio – i pm avevano chiesto 8 mesi di condanna – che rispondeva di due episodi di rivelazione di segreto d’ufficio: per una episodio la formula è stata il fatto non sussiste, per l’altro per la tenuità del fatto. Il giudice aveva inoltre accolto la richiesta di patteggiamento a un anno e sei mesi per l’imprenditore Fabrizio Centofanti, che a giugno ha reso dichiarazioni spontanee ai magistrati della procura di Perugia. I pm Gemma Miliani e Mario Formisano, coordinati dal procuratore Raffaele Cantone, dopo le dichiarazioni rese ai magistrati proprio da Centofanti avevano modificato, nelle scorse settimane il capo di imputazione contestando, tra le accuse, la corruzione in concorso per l’esercizio delle funzioni, e non più la corruzione in atti giudiziari.

Palamara è accusato di avere percepito presunte utilità, per sé e per Attisani, per “l’esercizio delle sue funzioni e poteri”. In particolare – emerge dal capo d’imputazione – consentendo a Centofanti di “partecipare a incontri pubblici e riservati cui presenziavano magistrati, consiglieri del Csm e altri personaggi pubblici con ruoli istituzionali nei quali si pianificavano nomine e incarichi direttivi”. “Permettendo in tal modo a Centofanti – sempre in base all’accusa – di accrescere il suo ruolo di ‘lobbista’”.
Le presunte utilità (il pagamento di viaggi, soggiorni, cene e lavori vari) – in base alla ricostruzione della Procura di Perugia – vennero date a Palamara anche per “la disponibilità di accogliere richieste di Centofanti finalizzate a influenzare o determinare anche tramite i rapporti con altri consiglieri del Csm o di altri colleghi, le nomine e gli incarichi da parte del Consiglio medesimo e le decisioni della sezione disciplinare del predetto organo”. Nella contestazione si elencano diversi soggiorni di cui avrebbe usufruito l’ex consigliere del Csm, tra cui quello a Madonna di Campiglio, il viaggio a Madrid con il figlio, la vacanza a Favignana, a Dubai, oltre ai lavori eseguiti a casa della sua amica Attisani. A Palamara, come si legge nell’atto di accusa, si contesta anche la rivelazione e utilizzazione dei segreti d’ufficio.
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