Dopo aver ottenuto gli stanziamenti per una trentina di nuove assunzioni tramite l’emendamento al testo di riforma della Pubblica Amministrazione, a prima firma di Andrea Marcucci (Pd), un nuovo tassello ridà centralità all’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac), dopo il piano di ridimensionamento pensato dal governo di Mario Draghi. È stato infatti approvato in commissione Affari Costituzionali e Giustizia del Senato, come specificato in una nota del Movimento 5 Stelle, l’emendamento a prima firma di Danilo Toninelli che “stabilisce che il Piano Integrato di Attività e Organizzazione, il documento unico che le amministrazioni pubbliche saranno tenute a presentare, definisce gli strumenti per raggiungere la piena trasparenza e gli obiettivi di contrasto alla corruzione secondo quanto previsto dalla normativa e in conformità agli indirizzi adottati da Anac con il Piano nazionale anticorruzione“.

Un’approvazione che, dicono i pentastellati, “ristabilisce la centralità dell’Anac nelle politiche pubbliche anticorruzione. Il decreto Reclutamento-PA conteneva disposizioni che avrebbero potuto indebolire il ruolo dell’Autorità e creare inutili sovrapposizioni con il ruolo delle Pubbliche Amministrazioni. Non può essere la Pa – dicono – a monitorare le politiche anticorruzione dispiegate al suo stesso interno”. Un necessario snellimento delle procedure, spiegano i senatori e le senatrici M5s, non può essere sinonimo di minore trasparenza e legalità, ma tutte queste cose devono “andare di pari passo”. E ricordano che proprio ieri il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, in un’intervista al Corriere aveva “sollevato un altro allarme, non bisogna ridimensionare il ruolo dell’Anac come soggetto regolatore dei contratti pubblici perché dal lavoro dell’Autorità dipende anche la garanzia della concorrenza nei contratti e quindi la certezza di un mercato equo e trasparente”.

A giugno, era stato lo stesso Busia, nominato dal governo Pd-M5s, ad attaccare il nuovo esecutivo che, aveva detto, con l’ultimo decreto legge aveva fatto “preoccupanti passi indietro in materia di anticorruzione”, denunciando la propria preoccupazione per il rischio che la competenza in materia venisse trasferita dalla sua autorità agli uffici del ministero della Pubblica Amministrazione. Il tutto, aveva aggiunto, “proprio in un momento in cui massima dovrebbe essere l’attenzione verso la gestione trasparente delle risorse, anche per il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata e delle mafie” nella gestione delle risorse che arriveranno con il Recovery Fund.

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