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L’Alta Langa, patrimonio di biodiversità, è un’altra vittima del consumo di suolo

L’Alta Langa, patrimonio di biodiversità, è un’altra vittima del consumo di suolo
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E veniamo al secondo caso di consumo di suolo. Ci spostiamo di qualche chilometro da Torino, verso sud. Siamo in Alta Langa, in località Bric della Torre – cresta che segna il confine tra Trezzo Tinella, Castino e Borgomale – nei luoghi cari a Beppe Fenoglio, dove c’era una piantagione di nocciole e un po’ di quella natura dell’Alta Langa così diversa da quella della Bassa. E qui apro una bella parentesi.

L’Alta Langa – per chi non la conoscesse – è profondamente diversa dalla Bassa: la Bassa Langa è un territorio radicalmente modificato dall’uomo, con le sue colline pettinate a vite, i pali in cemento a sorreggere i tralci, i trattamenti, il diserbo e quant’altro. E comunque un Patrimonio Unesco. Simile alle Colline del Prosecco, che sono riuscite anch’esse a ottenere il riconoscimento, dopo un assillante assedio e nonostante le profonde trasformazioni del territorio per produrre le bollicine dell’happy hour.

Dicevo dell’Alta Langa, che invece è non è un Patrimonio Unesco, ma lo è di biodiversità. Lo appurai quando raccolsi le testimonianze che confluirono in Lontano da Farinetti. Del resto, uno degli intervistati, un prete operaio, Vittorio Delpiano (purtroppo mancato l’anno scorso) catalogò in una splendida xiloteca (una delle pochissime in Italia e accessibile gratuitamente da tutti) ben 126 specie di alberi, solo girovagando vicino a casa sua a San Benedetto.

Quindi, per approssimazione, in Bassa Langa l’uomo, in Alta Langa la natura. Ma una natura in pericolo. Anche qui per il business del vino, che – come nella zona del Prosecco – è un bianco a bollicine molto apprezzato e costoso. E per il business delle nocciole, anche grazie al progetto Nocciola Italia varato dalla Ferrero.

Chiusa parentesi. Torniamo al Bric della Torre. Dicevo che prima c’era dell’agricoltura. Prima: ora c’è un enorme cantiere targato Gaja. Chi non conosce Gaja e il suo Barbaresco? Anche se lo squarcio viene realizzato in parte dove prima era una vasta estensione di nocciole, questa di Gaja nell’Alta Langa è quella che potremmo definire “un’entrata a piedi giunti”. Un segnale molto brutto per un patrimonio naturale rimasto quasi integro attraverso i secoli. Ovviamente lo squarcio non è passato inosservato agli abitanti dell’Alta Langa, specie a coloro che sanno e vogliono che il loro patrimonio naturale sia conservato e non debba soggiacere alla logica del profitto a qualsiasi costo, come nella Bassa.

Questa la motivazione alla base della camminata che si terrà il 4 luglio dalle 15.30 proprio a Trezzo Tinella, proprio nei luoghi del cantiere. Per combattere “l’inizio di un processo che prevedibilmente vedrà la diffusione, anche in alta collina, della viticoltura intensiva che, con i suoi impianti e strutture, prenderà il posto di coltivazioni tradizionali, ambienti naturali e boschi, trasformando luoghi e paesaggi.” Come scrisse il poeta Andrea Zanzotto: “Dopo i campi di sterminio, ora abbiamo lo sterminio dei campi”.

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