C’è chi parla di flop, chi di delusione, c’è chi dice che un intoppo può capitare. Certo è che la defaillance sull’efficacia annunciata dalla stessa società Curevac di quello che sarebbe dovuto essere il terzo vaccino a Rna messaggero già approvato non poteva lasciare indifferenti. Né le borse che hanno “punito” le notizie arrivate da Tubinga né chi attendeva questo nuovo composto – teoricamente il migliore – alla meta. Le critiche però sono ingiustificate secondo l’amministratore delegato della società tedesca, Franz-Werner Haas che al Fattoquotidiano.it aveva dichiarato che la speranza era di produrre 300 milioni di dosi nel 2021. “Non è giusto mettere uno accanto all’altro i dati relativi all’efficacia preliminare del nostro prodotto con quelli sull’efficacia di altri”, ha dichiarato il top manager in un’intervista all’agenzia stampa Dpa. Il confronto con i vaccini delle altre aziende non è corretto, ritiene il manager, considerando che attualmente la versione originaria del coronavirus Sars-CoV-2 è scarsamente rilevante nei tassi di infezione che si registrano nel mondo. “I numeri sull’efficacia degli altri prodotti – osserva Haas – sarebbero probabilmente diversi se gli studi” delle altre compagnie “fossero stati condotti in un secondo momento”. Certo è che comunque secondo i recenti studi Pfizer ha un’efficacia del 79% sulla variante Delta con due somministrazioni.

CureVac ha comunicato nei giorni scorsi che il suo vaccino CVnCoV ha raggiunto un’efficacia preliminare del 47% contro la malattia Covid-19 di qualsiasi gravità. Un annuncio che in Borsa ha fatto crollare le azioni della società di Tubinga. L’azienda punta a concludere l’analisi dei dati dello studio di fase 3 entro le prossime 2-3 settimane e l’ad si dice fiducioso che i numeri dell’efficacia cambieranno. CureVac si consulterà quindi con l’Agenzia europea del farmaco Ema, per capire se sarà necessario produrre nuovi dati. Haas conferma che l’obiettivo della società è chiedere il via libera al suo prodotto: “Se esiste un vaccino efficace dovrebbe essere utilizzato”, afferma, facendo notare che molti Paesi in via di sviluppo faticano ad accedere ai vaccini anti-Covid e che il mondo ha dunque bisogno di nuovi prodotti-scudo. Da Bruxelles non ci sono reazioni. Sulle notizie legate al vaccino CureVac “non facciamo commenti. La sicurezza e l’efficacia dei sieri sono valutate dall’Ema” dice un portavoce della Commissione europea rispondendo ad una domanda dei giornalisti che gli chiedevano di commentare precisando che “si attende la valutazione dell’agenzia europea del farmaco” e che la Commissione europea ha stipulato un “contratto con la società per la consegna di un certo numero di dosi che saranno prodotte e consegnate solo dopo il via libera dell’Ema”.

Il ritardo di Curevac non dovrebbe incidere più di tanto sulla campagna vaccinale in Italia. “Con le dosi in arrivo da qui a settembre avremo oltre 54 milioni dosi mRna impiegabili e chiudiamo sicuramente la campagna. Se ci dovesse essere un anticipo deciso a livello europeo, ci darà ulteriori possibilità di velocizzare. Curevac era un’opzione ma è rimasta tale, la campagna è già tarata su quello che abbiamo già a disposizione” ha detto il commissario per l’Emergenza Covid, Francesco Figliuolo a margine della sua visita allo Spallanzani di Roma. “Il flop del vaccino tedesco CureVac complica i piani di tutti quelli che contavano su quei milioni di dosi, però noi avevamo fatto il programma con i vaccini che avevamo a disposizione, perché il CureVac non era ancora approvato – ha spiegato anche il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, ai microfoni di Radio anch’io su Rai Radio 1 – Per il momento, con le dosi che abbiamo dovremmo proseguire con la vaccinazione e mantenere i tempi di una protezione di comunità per la fine dell’estate, massimo i primi giorni di autunno“.

Intanto secondo quanto riporta Il Corriere della Sera il governo ha avviato colloqui con la società di Tubinga per l’avvio di uno stabilimento di produzione di vaccini e di un centro di ricerca in Italia. Un incontro si sarebbe già tenuto per portare l’Italia – come voluto dal premier Mario Draghi – a essere capace di produrre centinaia di milioni di dosi all’anno, anche da esportare nel resto d’Europa e nel mondo. Senza contare i contatti con la statunitense Moderna. Nei colloqui si è anche parlato dell’ipotesi che un’azienda farmaceutica italiana concluda una partnership con l’impresa di Tubinga. La Germania ha investito 300 milioni di euro per una partecipazione e si sono mosse anche alcune case farmaceutiche come Bayer. Bisogna quindi attendere che la fase 3 sia più brillante e con dati più confortanti anche perché in teoria CVnCoV non utilizza mRna modificato chimicamente e i vantaggi sono l’impiego di un dosaggio inferiore e la possibilità di una conservazione a una temperatura di 5 gradi per almeno tre mesi.

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