La notizia si è diffusa nel primo pomeriggio: l’ex premier e leader in pectore dei 5 stelle Giuseppe Conte e il fondatore del Movimento Beppe Grillo erano attesi in serata dall’ambasciatore cinese a Roma, Li Junhua. Secondo fonti in ambienti parlamentari, si sarebbe trattato di un “colloquio di routine”. Intorno alle 19 però, è stato l’ex presidente del Consiglio ad annunciare, come anticipato dall’agenzia Adnkronos, il suo forfait per “impegni concomitanti”. E intorno alle 20 è arrivato Grillo.

Intanto la notizia aveva già provocato le proteste della destra (coro unanime di Lega, Fdi e Fi), in asse ancora una volta con Italia viva. L’ex premier ha diffuso in serata una nota per spiegare la sua decisione: “Per impegni e motivi personali, non ho potuto essere presente all’incontro con l’ambasciatore cinese”, si legge. “Ho incontrato già nelle scorse settimane vari ambasciatori e leader politici stranieri”. Conte ha anche aggiunto: “Ho già preannunciato che il neo-Movimento avrà un respiro marcatamente internazionale. Faremo in modo che l’esperienza che ho maturato a livello internazionale sia un valore aggiunto”. E “d’altronde le sfide più complesse che la politica deve affrontare hanno una dimensione globale e programmare un’azione meramente domestica significa pregiudicarsi la possibilità di un’azione politica veramente efficace”. Per questo, ha chiuso, “le polemiche sollevate in queste ore sono del tutto pretestuose”.

La prima a commentare l’incontro era stata la leader di Fratelli d’Italia. “In molti si chiedono perché Grillo accompagnerà oggi Conte dall’Ambasciatore cinese”, ha scritto su Facebook Giorgia Meloni. “La risposta è facile: per far ricevere al prossimo capo del M5s la benedizione di Pechino. È la conferma di quello che abbiamo visto in questi anni al governo della Nazione: i grillini sono la quinta colonna del regime cinese in Italia”. Critiche condivise anche dal Carroccio. “Incontro inopportuno”, ha dichiarato all’agenzia Adnkronos l’europarlamentare leghista Marco Zanni, “soprattutto con i ‘dubbi’ su Wuhan e soprattutto dopo che la Cina ha messo sotto sanzioni deputati europei tra cui il presidente del parlamento europeo”. Per Zanni si tratta di “un atteggiamento inaccettabile di chi critica Orban, eletto democraticamente, e poi va a braccetto con uno dei regimi più illiberali e repressivi del mondo”. Ma anche nel fronte della maggioranza non sono mancati i malumori. “L’azione dei riformisti e di Italia Viva è plasticamente visibile oggi con un G7 dove il presidente Draghi rappresenta i valori dell’atlantismo e dell’europeismo al fianco di Biden”, ha detto al Tg3 il presidente dei senatori renziani Davide Faraone. “Negli stessi momenti il vecchio premier Conte, che abbiamo mandato a casa, era all’ambasciata cinese con il comico Grillo. L’Italia è in buone mani: questo governo ha messo populisti e sovranisti all’angolo”.

Nessun commento dai parlamentari M5s. Ad esporsi è stato per ora solo il vicepresidente dei senatori M5s Gianluca Ferrara, capogruppo 5 stelle in Commissione Esteri, per il quale la visita dei vertici del Movimento all’ambasciata cinese “rientra nel solco di quel concetto di multilateralismo che il M5s ha sempre ritenuto un punto fermo”. Non è la prima volta che il garante e fondatore del Movimento si reca in visita all’ambasciata cinese. Nel novembre del 2019 Grillo ebbe due incontri nel giro di 24 ore con l’ambasciatore cinese. All’epoca il comico si limitò a postare una foto su Facebook con Li Junhua, scherzando: “Gli ho portato del pesto e gli ho detto che se gli piacerà dovrà avvisarmi in tempo perché sarei in grado di spedirne una tonnellata alla settimana, sia con aglio che senza, per incoraggiare gli scambi economici!”.
Anche allora gli avversari politici del M5s criticarono aspramente l’incontro di Grillo con la diplomazia della superpotenza asiatica. C’è chi ricorda, poi, l’accordo sulla Nuova Via della Seta, siglato dal governo italiano nel marzo del 2019 alla presenza del presidente cinese Xi Jinping proprio quando Conte era a Palazzo Chigi: erano i tempi dell’esecutivo gialloverde in coabitazione con la Lega di Matteo Salvini, che già allora espresse forti perplessità sul memorandum Italia-Cina. Le polemiche non sono mancate neanche alcuni giorni fa, quando il blog di Grillo ha pubblicato il rapporto dal titolo “Xinjiang. Capire la complessità, costruire la pace”, promosso dal centro studi Cesem “insieme ad Eurispes-Laboratorio Brics e Istituto Diplomatico Internazionale (Idi)”, nel quale vengono bollate come “sensazionalistiche” le accuse mosse “nel corso dell’ultimo anno dagli Stati Uniti e dai loro principali alleati sul presunto genocidio uiguro in atto nello Xinjiang”. A sposare l’iniziativa, anche il presidente della Commissione Esteri del Senato Vito Petrocelli, che ha aggiunto la sua firma a sostegno della diffusione del rapporto.

Solo ieri l’ex premier si era confrontato con il fondatore Beppe Grillo sulla rifondazione del Movimento che, dopo aver ottenuto i dati degli iscritti dall’associazione Rousseau, si avvia alla sua fase conclusiva. Proprio nelle scorse ore il leader in pectore, anche se fonti ufficiali non lo confermano, avrebbe raggiunto il fondatore – che nel nuovo Statuto dovrebbe restare il garante del Movimento – nella sua villa di Marina di Bibbona. Per il fondatore M5s si tratta di un vero e proprio ritorno sulla scena politica: dopo che, a metà aprile scorso, aveva registrato un video di difesa per il figlio accusato di stupro di gruppo, il comico è rimasto a margine di tutte le dinamiche interne del Movimento. E solo nelle ultime ore è tornato a far sentire la propria voce e ha chiesto un incontro di persona con l’ex premier. Al centro del confronto ci sarebbe stata la stesura del nuovo Statuto e della Carta dei valori M5s, i documenti rifondativi del Movimento che nei prossimi giorni verranno votati. Anche se sono altre le questioni che in questi giorni animano le truppe dei parlamentari: il nodo del terzo mandato, per il quale Conte ha ribadito che “non sarà nello Statuto”, mentre Grillo avrebbe ribadito che la regola del doppio mandato è un pilastro incontestabile.

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