Ieri gli occhi di Schillaci, i gol di Baggio, il sogno e le lacrime degli azzurri. Ma anche gli ecomostri, gli sprechi miliardari per gli stadi, le promesse non mantenute di un grande evento che avrebbe dovuto cambiare il Paese e non l’ha fatto. Oggi la nazionale di Mancini, qualche ritocco all’Olimpico e la festa in Piazza del Popolo, chissà, magari una nuova cavalcata azzurra. Trent’anni dopo i Mondiali del ’90, l’Italia del pallone avrà ancora le sue “notti magiche”. Non troppe, solo qualcuna, quattro per la precisione: le tre gare del girone degli azzurri, che così avranno la possibilità di giocare in casa la prima fase, poi un quarto di finale. E stavolta tutto sommato a buon mercato. Euro 2021 sarà, almeno un pochino, anche l’Europeo dell’Italia, alla modica cifra di 12 milioni di euro.

L’EUROPEO ITINERANTE, ULTIMA EREDITÀ DI PLATINI – Venerdì 11 giugno, stadio Olimpico, Italia-Turchia: gli Europei iniziano così, in casa nostra. In questa strana edizione itinerante in 11 città diverse, subito dopo l’Inghilterra, che con Londra si è aggiudicata la Final four, l’atto di chiusura del torneo, per importanza c’è Roma, con l’inaugurazione. È l’ultima eredità del regno Uefa di Michel Platini, spazzato via dagli scandali: un torneo in giro per il continente, che avrebbe dovuto rinsaldare lo spirito europeo, permettere alla Uefa di accontentare tante Federazioni, spalmare i costi organizzativi. Col senno di poi e una pandemia di mezzo non è stata una grande idea, tanto che a un certo punto si è discusso seriamente di riportare tutta la manifestazione da una parte sola. Alla fine la formula itinerante ha resistito, e pure Roma, tra le città più in bilico per via della situazione dei contagi e del diktat posto dalla Uefa sulla presenza del pubblico.

In passato (e anche in futuro, dal 2024 in Germania si torna all’antico) il torneo si è sempre giocato in un solo Paese. Grande onore ma pure un discreto onere: la Francia ha festeggiato Euro 2016 come un affare economico (sicuramente non sportivo, vista la finale persa col Portogallo), sbandierando gli 1,2 miliardi di ritorni economici a fronte di circa 200 milioni di costi, ma sul piatto va messo anche il miliardo abbondante di finanziamenti pubblici su stadi e infrastrutture. Stavolta è tutto diverso. Non è stata nemmeno costituita la società di scopo, partecipata al 95% dalla Uefa e al 5% dal Paese ospitante. Ad ogni città spettano da un minimo di 4 a un massimo 8 partite, in un solo stadio. Niente investimenti faraonici, così chiunque può permettersi un pezzettino di torneo, l’impegno è contenuto. E forse per l’Italia è stato un bene, considerando come andò l’ultima volta con i Mondiali del ’90.

IL TORNEO DELL’ITALIA, NEL CUORE DI ROMA – È la prima volta, da allora, che un grande evento calcistico torna a giocarsi nel nostro Paese. Sarà tutto, per forza, diverso: innanzitutto perché questi Europei saranno italiani solo in condivisione, ma poi è un’altra stagione. Vuoi per la formula, vuoi per il Coronavirus, l’Europeo dell’Italia sarà una festa ma piccola. Da giocare all’Olimpico, addobbato di turchese per l’occasione, e vivere nel centro della Capitale: la Fan Zone a Piazza del Popolo, il media center sulla Terrazza del Pincio, gli hot spot per i tifosi lungo via del Corso, il maxi-schermo ai Fori Imperiali per vedere le partite, si spera le vittorie, dell’Italia. Torneranno anche i tifosi ma non troppi: stadio pieno al 25%, piazze aperte ma contingentate, ci sono pur sempre le misure di sicurezza anti-Covid, pochi stranieri, è ancora difficile viaggiare, specie dai Paesi extra Ue come Svizzera, Galles e Turchia, le altre nazionali del nostro girone. Ma comunque riavere 2mila persona in piazza e 20mila allo stadio sembra quasi un miracolo. Per gli eventi pubblici è richiesta la prenotazione su un sito. Allo stadio, invece, solo vaccinati, guariti o tamponati, ma certificato alla mano e senza la registrazione sulla app “Mitiga”, dopo che come rivelato dal Fatto il Garante della privacy ha aperto un’istruttoria sul trattamento dei dati degli spettatori. Una complicazione in più per questa partita che dura da oltre un anno, in attesa del fischio d’inizio.

UN PICCOLO SOGNO A 12 MILIONI DI EURO – Dal punto di vista economico, comunque, stavolta il sogno azzurro è stato decisamente più abbordabile. Se i Mondiali del ’90 ci costarono 7mila miliardi di lire, oggi per questo pezzettino di Europei ci sono voluti solo 12 milioni: 10 li ha sborsati il governo, 2 il Comune, tutto sotto la supervisione di Daniele Frongia, ex assessore allo Sport, Commissario straordinario di Roma Capitale per Euro 2020. La spesa maggiore è stata per la Fan Zone in piazza del Popolo e gli altri allestimenti: una gara da circa 4 milioni, vinta dalla società specializzata Filmmaster Events. Oltre 2 milioni se ne andranno solo in straordinari della Polizia di Roma Capitale; 1,8 milioni erano previsti per la mobilità, ma qui qualcosa si potrebbe risparmiare visto che dopo la pandemia la Uefa non ha più preteso i mezzi pubblici gratis per tutti i tifosi (e comunque ne sono attesi di meno). Al conto vanno aggiunti anche altri 5 milioni per il restyling dell’Olimpico, da parte della società pubblica “Sport e salute” che ne è proprietaria: ampliamento dell’hospitality e innalzamento della zona stampa, rifacimento dell’illuminazione e parte energetica, lettori di controllo agli ingressi, cablaggio completo dell’impianto. Ma questi sono investimenti, e Sport e salute incasserà il canone pagato dall’Uefa per l’affitto dell’impianto, circa 600mila a gara.

UNA LEZIONE DA IMPARARE E UN FINALE MIGLIORE – I benefici dell’impresa sono difficili da quantificare: sicuramente i rientri economici saranno inferiori rispetto al previsto causa Covid. E non c’entrano i biglietti venduti, ridotti al 25%, quelli finiscono tutti in tasca alla Uefa, che degli Europei ha fatto un vero e proprio business, il suo business, da oltre due miliardi. Ai Paesi ospitanti spetta l’indotto, tutto ciò che ruota intorno alla manifestazione, ma nell’epoca del Covid non è tanto. Uno studio di Pitchinvasion ha stimato una perdita del 75% del possibile indotto, da 15 a 4 milioni di euro, che i tifosi avrebbero potuto spendere in città durante il torneo. Resta comunque la festa, l’occasione di ripartenza, il ritorno di immagine a livello internazionale. E poi questa è una prova generale (e magari una lezione) in vista dell’edizione 2028, che l’Italia punta ad ospitare, stavolta per intero, possibilmente senza più sprechi ed inutili spese faraoniche. Facendo i conti della serva, ogni gara di Euro 2021 a Roma ci costa 3-4 milioni. Se tutto filerà liscio, probabilmente stavolta ne sarà valsa la pena. Magari, anche il finale sarà diverso.

Twitter: @lVendemiale

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