“Dopo lo sconforto, ci sono momenti in cui sale la rabbia. È una tragedia che si poteva evitare”. La sindaca di Stresa, Marcella Severino, pronuncia queste poche parole prima di entrare nella chiesa sul lungo lago dove ieri sera, mercoledì 26 maggio, si è svolta la messa in ricordo delle 14 vittime del Mottarone. Seduti tra i banchi ci sono le autorità locali, i soccorritori, le forze dell’ordine e i vigili del fuoco che in questi giorni hanno lavorato sul luogo della tragedia. “Una scena devastante”, come hanno descritto in tanti fin dalle prime ore e su cui l’altra notte, nella caserma dei carabinieri di Stresa, è saltata fuori un pezzo della dinamica che avrebbe portato all’incidente. “Una rimozione consapevole della forchetta, una scelta deliberata di rimuovere questo meccanismo per far bypassare un’anomalia dell’impianto“, ha spiegato la procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi.

La motivazione? “Per non interrompere il servizio della funivia”, racconta il comandante provinciale dei carabinieri di Verbania, Alberto Cicognani, riportando le parole di uno dei tre fermati, il capo servizio della funivia Gabriele Tadini. “Una scelta non di un singolo, ma condivisa e soprattutto non limitata a quel giorno” ha aggiunto la procuratrice. Pertanto oltre a Tadini sono stati fermati anche il direttore di servizio delle Funivie, Enrico Perocchio, e il proprietario Luigi Nerini. “Le indagini vanno avanti – conclude Cicognani – perché dobbiamo individuare il motivo per cui si è spezzato il cavo, se è una seconda anomalia o se è collegato al malfunzionamento che ha portato alla disabilitazione del freno di emergenza”.

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