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“Furbetti del cartellino”, timbravano il badge e se ne andavano: indagati 18 dipendenti dell’ospedale Vittorio Emanuele di Gela

L’indagine, denominata Exit, ha preso vita oltre un anno fa, nel settembre del 2019, quando un utente si è lamentato delle continue inefficienze e diseconomie organizzative e funzionali della struttura sanitaria. Sette delle persone coinvolte sono state raggiunte da misure cautelari
“Furbetti del cartellino”, timbravano il badge e se ne andavano: indagati 18 dipendenti dell’ospedale Vittorio Emanuele di Gela
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Sette misure cautelari sono state eseguite dalla polizia di Gela, in provincia di Caltanissetta, nei confronti di dipendenti dell’Asp del capoluogo. Secondo gli investigatori, gli indagati, diciotto in totale, si sono assentati più volte durante l’orario di lavoro per impegni privati e sono per questo stati denunciati per truffa aggravata, abuso di prestazione d’opera e violazione dei doveri di un pubblico servizio.

I provvedimenti cautelari riguardano due assistenti amministrativi, un collaboratore tecnico professionale, una collaboratrice amministrativa, un programmatore e due coadiutori amministrativi. Tre di loro sono stati interdetti per un anno da tutte le attività del proprio ufficio nell’ospedale Vittorio Emanuele di Gela. Altri quattro hanno ricevuto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, prima e dopo il lavoro.

L’indagine, denominata Exit, è iniziata oltre un anno fa, nel settembre del 2019, quando un utente si è lamentato delle continue inefficienze e diseconomie organizzative e funzionali della struttura sanitaria. Gli investigatori, interrogando diversi dipendenti della struttura, hanno scoperto che diciotto impiegati dell’ospedale, dopo aver timbrato il badge, se ne andavano senza alcun motivo. Gli assenteisti sono stati così ripresi dalle telecamere di videosorveglianza installate dalla polizia mentre uscivano dopo aver timbrato. Il questore di Caltanissetta, Emanuele Ricifari, ha parlato in merito alla vicenda, dicendo che “si mescolano soddisfazione per il risultato investigativo e tristezza perché ha riguardato impiegati pubblici infedeli e che avrebbero mancato al proprio dovere di servizio verso i cittadini. Esprimo apprezzamento – continua il questore – per gli investigatori perché fare indagini in un contesto pubblico non è facile tantomeno a Gela”.

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