Il discorso del Presidente del Consiglio Mario Draghi alla Camera è, apparentemente, molto completo e accattivante. Colpisce sopratutto la parte iniziale, dedicata all’esaltazione dello spirito di italianità che deve animare tutti gli italiani, senza distinzioni di campanili e tutti protesi verso il bene comune della Patria. Sono delle parole che, retorica a parte, infiammano i cuori dei tanti che ancora credono nei supremi valori della Repubblica.

Ma, a ben vedere, sottende questo discorso, e ne determina i rilevantissimi limiti, il pensiero neoliberista che è a fondamento dei convincimenti di Draghi.

Noto che ancora una volta il nostro Capo del governo non ha citato neppure una volta la parola Costituzione, né ha fatto cenno al criterio fondamentale per lo svolgimento della vita della Repubblica e cioè l’eguaglianza fra tutti i cittadini, di cui parla l’articolo 3 Cost.

Nella sostanza è un discorso che resta in superficie e tacita le aspettative dei più bisognosi con la previsione del superbonus per la ristrutturazione della casa, del sostegno alle studentesse, dell’assegno unico per le famiglie, dell’attenzione per la qualificazione professionale dei giovani e soprattutto per l’accenno alla sanità, cui sono riservati 15 miliardi, rispetto ai 25 riservati al cemento.

Noto in particolare che nel parlare della transizione ecologica, l’ultima voce che egli pone in evidenza è quella che dovrebbe essere al primo posto e cioè la lotta agli inquinamenti, mentre la maggior somma disponibile viene impiegata in infrastrutture sia nell’ambito della green economy, sia nel campo dei trasporti, sia nel campo dell’edilizia.

Sfugge a Mario Draghi un serio ordine delle necessità più urgenti, che consistono nella lotta alla crisi ambientale, alla crisi sanitaria e alla crisi economica, da cui discendono le prime due.

Come ho detto, per la crisi ambientale non sono previsti provvedimenti importanti per assicurare la stabilità del territorio, dissestato dai cambiamenti climatici. E a questo proposito peraltro non si fa alcun cenno alla partecipazione dell’Italia al piano mondiale per la lotta al cambiamento del clima.

Emblematico è il mancato riferimento alla necessità di incrementare la copertura arborea per assicurare la stabilità dei terreni, necessità smentita incredibilmente dal recente testo unico delle foreste, numero 34 del 2018, che prevede, a fini esclusivamente economici, la trasformazione delle foreste in culture agro-silvo-pastorali, dimenticando che un elemento essenziale dell’equilibrio ecologico è dato dalla tutela degli ecosistemi e dall’azione purificatrice degli alberi ad alto fusto.

Sul piano sanitario, come ho detto, è dedicata una somma insignificante, rispetto a quella dedicata alle infrastrutture ferroviarie ed edilizie, che costituiscono elementi di distruzione ambientale del nostro Paese.

Sul piano economico, il nostro Capo del governo (come tutti i partiti che lo hanno applaudito, con una maggioranza bulgara), dimostra di non conoscere la causa fondamentale della crisi, che è da ricercare nell’attuale sistema economico patologico e predatorio del neoliberismo, secondo il quale occorre privatizzare il patrimonio pubblico del Popolo italiano cedendolo a singole S.p.A., non importa se italiane o straniere, nell’aiutare le imprese forti, facendo fallire le medie e piccole imprese, nel non preoccuparsi di milioni di posti di lavoro perduti, con la conseguenza di mettere sul lastrico migliaia di famiglie, come sta da tempo avvenendo. Laddove, per difendersi dall’attacco del mercato generale, sarebbe essenziale la nazionalizzazione dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia e delle situazioni di monopolio, come prescrive l’articolo 43 della Costituzione.

L’inizio del discorso aveva acceso le mie speranze, ma il suo contenuto le ha completamente distrutte. Draghi si è rivelato quello che è: un sostenitore della finanza e delle multinazionali e cioè un uomo inidoneo a ricostituire l’economia italiana.

In una parola Mario Draghi non ha voluto seguire il programma economico sancito dal titolo terzo, della parte prima, della Costituzione e si è avventurato, anche molto abilmente, in un’elencazione di numerosi interventi, che da un lato aiutano le grandi imprese con forti contribuzioni economiche e dall’altro concedono ai bisognosi delle semplici briciole dell’intero ammontare delle somme disponibili.

A questo punto mi è impedito di rivolgermi direttamente a Draghi e il mio invito è una provocatio ad populum (un appello al Popolo), affinché consideri qual è la tragica realtà in cui viviamo e come tutto sarebbe risolto se adottassimo i principi e le norme della nostra Costituzione democratica e repubblicana.

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