Dopo Banca mondiale e Fondo monetario internazionale anche l’Organizzazione delle nazioni unite sposa la causa di un’imposta sulle grandi ricchezze per aiutare i governi a far fronte all’emergenza sanitaria. Oggi il segretario generale Antonio Guterres, ha “esortato i governi a considerare una tassa di solidarietà o sul patrimonio per coloro che hanno tratto profitto durante la pandemia, in modo da ridurre le disuguaglianze estreme”. Guterres ha ricordato poi i rapporti secondo cui i più ricchi del mondo hanno visto aumentare i loro patrimoni di 5mila miliardi di dollari (4.200 miliardi di euro) solo nell’ultimo anno.

Le azioni delle banche centrali e dei governi hanno infatti avuto anche l’effetto di sostenere e accrescere le ricchezze finanziarie (azioni etc) che in larghissima parte si concentrano nelle fasce più benestanti della popolazione. Parlando in apertura del Forum sul finanziamento per lo sviluppo, il segretario generale ha sottolineato che “stiamo perdendo un’opportunità irripetibile di avere soluzioni audaci e creative che rafforzino la risposta e la ripresa, accelerando al contempo i progressi sull’Agenda 2030 e l’accordo di Parigi”. “Per affrontare le sfide del futuro, comprese quelle rivelate dal covid – ha proseguito – abbiamo bisogno di un’enorme spinta al più alto livello politico”.

Pochi giorni fa il Fiscal monitor del Fondo monetario internazionale ha ipotizzato di alzare le aliquote sui redditi più alti o introdurre una tassa sulle ricchezze come opzioni per aiutare i governi a finanziare la lotta alla pandemia, senza ricorrere in modo eccessivo al debito pubblico. Un recente studio della London School of Economics ha dimostrato come tasse basse sui redditi più alti non producano alcun beneficio per l’economia nel suo complesso, cosa che invece una certa scuola economica ha a lungo sostenuto. Tanto è vero che a, partire dagli anni ’80, il prelievo sui redditi più alti si è progressivamente ed inesorabilmente ridotto in tutti i paesi occidentali. Si arriva così a paradossi per cui gli uomini più ricchi del mondo come Warren Buffet o Elon Musk pagano in proporzione, meno tasse di un operaio o un impiegato.

Ieri il premio Nobel per l’economia, e grande studioso di redditi e diseguaglianze, Angus Deaton si è però detto oggi perplesso di fronte all’introduzione di una tassa patrimoniale temporanea. Secondo l’economista la tassa finirebbe quasi certamente per diventare premanente e potrebbe indurre una maggiore propensione all’evasione tra i ceti abbienti.

Lo scorso dicembre ilFattoquotidiano.it ha lanciato una petizione (ormai giunta a quasi 80mila firma) per sollecitare l’introduzione di un prelievo del 2% sui patrimoni oltre i 50milioni di euro. Un’imposta d’emergenza che graverebbe su meno di 3mila contribuenti ma potrebbe fruttare fino a 10 miliardi di euro da utilizzare per sostenere le fasce di popolazione più in difficoltà a causa della pandemia. Considerando che patrimoni di questa entità hanno rendimenti medi annui superiori al 5%, il prelievo non causerebbe alcun impoverimento ma di un semplice e temporaneo rallentamento dell’accumulazione della ricchezza.

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