Anche la California lavora alla sua patrimoniale. La proposta di legge AB2088 è all’esame della Camera e a gennaio potrebbe essere approvata. La tassa prevede un prelievo dello 0,4% sui patrimoni che superano i 30 milioni di dollari (15 milioni in caso di coppie che presentano dichiarazioni disgiunte). Cosa più importante, e controversa, per vedersi applicare il prelievo sarebbe sufficiente trascorrere 60 giorni all’anno in California. Il gettito stimato è di circa 7,5 miliardi di dollari per un prelievo che riguarderebbe non più di 30mila contribuenti. Esempio emblematico: con la nuova imposta in vigore Mark Zuckerberg di Facebook dovrebbe versare all’erario californiano circa 400 milioni di dollari l’anno.

Non solo, perché la tassa avrebbe anche la caratteristica di “inseguire” i contribuenti per 10 anni. Se si trasferiscono altrove continuano a pagare la tassa, elemento che suscita però alcuni dubbi di costituzionalità. Il senso è quello di evitare il rischio di “fughe” alla Elon Musk. Il patron di Tesla che, fiutata l’aria pochi giorni fa ha annunciato il suo trasferimento in Texas, stato estremamente compiacente per quanto riguarda rendite da capitale e patrimoni. In questo modo uno degli uomini più ricchi del mondo non pagherà nulla in tasse sui proventi del suo patrimonio. Se la legge fosse stata già in vigore, in teoria, avrebbe comunque dovuto contribuire al bilancio comun e fino al 2030.

Quest’anno il bilancio della California dovrebbe chiudersi con un rosso di 54 miliardi di dollari, soprattutto a causa degli sforzi sostenuti per la lotta alla pandemia. La proposta di riforma californiana viene da esponenti della maggioranza capitanti dal Rob Bonta e sta raccogliendo il sostegno di sindacati e associazioni, tra cui quella degli insegnanti californiani. “Non possiamo contare solo e sempre su misure di austerity e sui tagli ai servizi per i cittadini”, ha affermato Bonta. La nota degli insegnanti californiani spiega: “Con il deficit che lo stato si trova a fronteggiare e in assenza di altre misure saranno inevitabili tagli alla scuola, all’assistenza sanitaria e agli altri servizi essenziali. Questo pregiudicherà la ripresa economica e allargherà diseguaglianze e discriminazioni razziali”

Poche settimane fa l’Argentina ha introdotto una tassa sui patrimoni di oltre 2,5 milioni di dollari, per reperire risorse dai 12mila contribuenti più ricchi del paese, da usare nella lotta al Covid19. Il dibattito si sta accedendo anche in Gran Bretagna soprattutto dopo che uno studio della Wealth Tax Commission ha concluso che un prelievo una tantum sui patrimoni sarebbe il modo più equo ed efficiente per far fronte alle necessità finanziarie legate al contrasto al virus. La Svizzera già applica un prelievo di questo tipo che viene calcolata sui patrimoni di cittadini elvetici, in qualunque parte del mondo si trovino. In Italia è stata presentata una proposta da parte di parlamentari di Leu, Pd e Movimento 5 Stelle per un prelievo progressivo che parte dallo 0,2% su ricchezze superiori a 500mila euro. Contestualmente verrebbero aboliti Imu sulla seconda casa e bolli su conti correnti e depositi bancari. Il Fattoquotidiano.it ha avviato una raccolta firme, ormai vicina alle 70mila sottoscrizioni, perché venga proposto un prelievo sui grandissimi patrimoni, a partire cioè dai 50 milioni di euro. Un contributo che riguarderebbe meno di 3000 super ricchi.

Lo studio della London School of Economics: Esistono ormai diversi studi che mostrano come gli Stati che seguono un approccio opposto, tagliare le tasse il più possibili ad aziende e ricchi a scapito di servizi alla popolazione, non ottengono particolari benefici economici. Non esiste nessun effetto “trickle down”, l’effetto secondo cui la ricchezza “sgocciolerebbe” anche verso il basso beneficiando alla finte tutti. Molto semplicemente, non succede. L’ultima ricerca sull’argomento esce dalla London School of Economics (dove il padre dell’iper liberismo, Friedrich von Hayek. insegnò dal 1931 al 1950) e prende in esame le esperienze fiscali di 18 paesi negli ultimi 50 anni. Il titolo con cui viene presentata dice già (quasi) tutto: “Tenere basse le tasse sui ricchi non aiuta l’economia”.

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