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Al presidente di Confindustria Carlo Bonomi

Un piccolo contributo da parte dei quasi tremila super-ricchi italiani per aiutare i milioni di lavoratori autonomi, precari, commercianti e imprenditori in difficoltà. È la proposta de ilfattoquotidiano.it per provare a limitare, almeno in parte, gli effetti della crisi economica scatenata dal coronavirus. Non è una patrimoniale, non è una nuova tassa, ma solo una misura una tantum da far scattare sui grandissimi patrimoni: il 2% per i cittadini che possiedono più 50 milioni di euro (in Italia sono circa 2.700), il 3% per quelli che superano il miliardo (meno di una quarantina).

L’idea del contributo straordinario nasce dalla lettura delle analisi sulle diseguaglianze di due economisti attenti a queste dinamiche: Gabriel Zucman ed Emmanuel Saez. Secondo i loro studi, negli Stati Uniti applicando un prelievo del genere si otterrebbe un gettito di almeno 100 miliardi. Traslata nel contesto italiano, questa imposta una tantum garantirebbe circa 10 miliardi di euro.

Un contributo del genere non avrebbe, al contrario di una patrimoniale da far scattare sopra i 500mila euro, effetti recessivi. Perché i super ricchi non si impoverirebbero. I grandi patrimoni producono rendimenti annui superiori a quelli del prelievo proposto. Ormai anche il Fondo monetario internazionale suggerisce ai governi di tassare le grandi ricchezze. Il motivo è semplice: le diseguaglianze eccessive sono letali per l’economia.

L’Italia in questi mesi ha chiesto grandi sacrifici a chi guadagna anche meno di 1000 euro al mese. Secondo l’Inps sono morti oltre 13mila lavoratori che durante il lockdown della scorsa primavera garantivano l’assistenza negli ospedali, le consegne di pacchi, l’apertura dei supermercati e altri servizi. È giusto quindi che anche gli italiani più fortunati diano ora il loro contributo per tutelare la collettività.

Peter Gomez, Marco Travaglio, Simone Ceriotti e la redazione de ilfattoquotidiano.it

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