Controllare le emozioni: gestire rabbia, impulsività e anche la veemenza verbale (o verbosa) è una virtù. Virtù che naturalmente non ha nulla a che fare con Domeniche Bestiali che anzi, preferisce l’esatto contrario: allenatori che non amano tanto perdere e anzi si armano contro la sconfitta, calciatori che in preda alla rabbia riescono in prodezze che diversamente non gli sarebbero riuscite, un mister che non gradisce gli scherzi e se ne risente a dismisura e scrittori incontinenti che non controllano il flusso delle loro parole.

L’HA PRESA BENE
In Romania una squadra di terza serie, l’Industria Galda de Jos, ha pensato bene di fare uno scherzo al suo tecnico per il primo aprile contattando un giornalista locale e concordando un articolo per annunciare l’esonero del mister, Fogorosi, dopo tre sconfitte consecutive. L’allenatore però si è arrabbiato e nonostante sia stato messo al corrente del fatto che fosse uno scherzo ha rassegnato le dimissioni lo stesso. Pare che in Italia qualche presidente abbia deciso di mutuare la tattica per far dimettere allenatori sgraditi.

L’HA PRESA BENISSIMO
L’ha presa benissimo, proprio in senso strettamente fisico, Stefano Tomasi del Calcio Brusaporto di Serie D, squalificato per quattro giornate perché “Espulso per avere rivolto espressione offensiva all’indirizzo del Direttore di gara, alla notifica del provvedimento disciplinare rivolgeva espressione blasfema. Nell’uscire dal terreno di gioco calciava violentemente un oggetto di plastica presente a bordo campo, che finiva in tribuna”. “Calciasse così pure il pallone” ha sospirato qualcuno della sua squadra.

L’HA PRESA ANCORA MEGLIO
Perdere un derby non è il massimo: sfogarsi a colpi di pistola una volta dopo il triplice fischio forse è un tantinello eccessivo. È accaduto in Zambia, dopo la partita tra Zesco Chipata e Prison Leopards di terza divisione: hanno vinto gli ospiti per uno a zero e l’allenatore dei locali, Esau Zulu, dopo la partita ha preso la pistola e ha iniziato a sparare per fortuna solo in aria. Otto i colpi esplosi. Alla polizia Zulu avrebbe detto di aver sparato perché volevano rubargli la macchina, ma secondo gli avversari il mister avrebbe iniziato subito dopo la fine del match…dal triplice fischio al triplice sparo insomma.

L’HA PRESA CON FILOSOFIA…E TUTTE LE ALTRE MATERIE
Un fiume di parole, di concetti, di citazioni: un’alluvione verbale e concettuale irrefrenabile quella di Umbriajournal con un articolo sul Perugia. Già dal titolo, “il brutto barutolo del Padova ravviva le speranze del Perugia”, si intuisce veemenza letteraria. Il testo non delude, spaziando da Dante a Prevert a Tertulliano. Uno, nessuno e soprattutto centomila. Sì, centomila cose assieme che estasiano e stordiscono, soprattutto, il lettore che ne giova. Eccone alcuni esempi, pochi per questioni di spazio purtroppo nel mare magnum prodotto: “La bottega dei sogni ha dischiuso i battenti, pur senza spalancarli” e ancora “Resta, comunque, il merito di Fabio Caserta, cocciuto come un mulo (“tètu comme une bourrique”, per dirla con Prevert), che ha continuato a credere ed a predicare – “vox clamantis in deserto”, quasi – che i giochi non fossero ancora chiusi e che lui per primo ed i suoi giocatori a seguire, avessero non solo il diritto ma persino l’obbligo di continuare a tenere ostinatamente accesa la fiammella di quella che ai più sembrava una flebile e troppo ottimistica speranza”. E poi: “Difficoltà oggettive che il tecnico é stato costretto ad affrontare e risolvere, più o meno bene (nessuno é perfetto) – al detto di Tertulliano del “credo quia absurdum” (credo perché assurdo)”. Al credo perché assurdo, purtroppo, tocca fermarsi…per ora.

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