di Pietro De Sarlo

Adulto lo ero già, ora sono anche vaccinato. Martedì sera apro il sito di Lazio Salute: aperte le vaccinazioni per la mia fascia di età, 65 anni. Pochi click, il tempo di inserire il codice fiscale, gli ultimi numeri della tessera sanitaria, di scegliere la struttura e l’orario e in meno di un minuto ho già l’appuntamento per mercoledì alle 12.40 in una delle Primule concepite da Domenico Arcuri, questa nella Nuvola di Fuksas a Roma Eur. Un minuto ancora e mi arriva l’sms di conferma. C’è anche l’appuntamento per la seconda dose: il 24 giugno. Scarico i moduli e li compilo, 5 minuti.

Arrivo una decina di minuti prima dell’orario previsto, trovo il posteggio, gratis, riservato agli aspiranti vaccinati. In rapida sequenza mi prendono la temperatura, mi danno un numerino e mi trovo dinanzi al medico per l’anamnesi. Alle 12.47 sono un vaccinato. Dopo venti minuti di osservazione sono fuori.

Cosa è successo? Mi sento finalmente in un Paese civile, una Italia che ce la fa. Alzo gli occhi verso la struttura e leggo “L’Italia rinasce con un fiore” vicino al simbolo della Primula. Questa allora è una delle famose Primule per cui alcuni giornali avevano preso in giro Arcuri? Organizzazione 10, cortesia 10, efficienza 10, tempi di attesa 0 minuti. Tra ingresso, anamnesi, vaccino e tempo di osservazione post vaccino 40 minuti.

Grazie Regione Lazio, grazie Arcuri, grazie a medici, infermieri e al personale della Nuvola. I giornali del mainstream ne hanno dette di tutti i colori su Arcuri. Ridicolizzato le Primule e parlato di mazzette, fino ad ora senza alcun riscontro processuale, anzi senza uno straccio di rinvio a giudizio. Vedremo. Per ora occorrerebbe chiedere a Mario Draghi, a Mattarella e ai giornalisti del mainstream perché sia stato fatto fuori. A me l’organizzazione delle Primule è parsa eccellente. Vedremo Figliuolo cosa riuscirà a combinare. Al momento registro che con Arcuri eravamo al quarto posto in Europa per vaccini su numero di abitanti. Ora siamo al decimo.

Leggo su La Stampa Massimo Giannini dire “l’Italietta si risveglia da sbornia sovranista” ed elogiare Draghi per una visita in Libia. Routine per un paese di Serie A al centro del Mediterraneo. Ripenso a qualche giorno fa quando Macron e Merkel, a nome dell’Europa, si sono incontrati con Putin ignorando Draghi, mi chiedo che fine abbiano fatto le insistenti richieste di Giannini sul Mes, che avrebbe dovuto trasformare la sanità italiana in un mondo di frutta candita, le intemerate di Sabino Cassese sui Dpcm e tutti gli altri attacchi quotidiani al governo Conte come i ristori, che non si vedono, oppure le famose modifiche al Recovery Plan, che allo stato è ancora quello di Conte.

Mi sorge il sospetto che l’Italia di Arcuri e Conte, quella che ha portato a casa 209 miliardi e ha tenuto inchiodata l’Europa fino alla firma del trattato Next Generation Eu per giorni, fosse troppo per Giannini e che l’unico motivo per far cadere il governo Conte fosse proprio quello di tornare all’”Italietta” di sempre e subordinata agli interessi di sempre.

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