L’Università di Oxford, che ha sviluppato il vaccino commercializzato da Astrazeneca, ha annunciato di aver sospeso la sperimentazione del composto a vettore virale su bambini e adolescenti in attesa di un’analisi sui possibili legami tra il vaccino ed episodi di trombosi tra gli adulti. Come riporta la Bbc il professor Andrew Pollard, direttore dell’Oxford Vaccine Group, ha spiegato che i ricercatori del prestigioso ateneo britannico hanno deciso di fermare i test in attesa di maggiori informazioni. Sono attese, al massimo giovedì aprile, le comunicazioni da parte dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) e dell’autorità di regolamentazione del Regno Unito, la Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency (Mhra).

Le sperimentazioni erano iniziate a febbraio e avevano coinvolto bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni. Circa 300 volontari si erano fatti avanti. “Sebbene non ci siano preoccupazioni per la sicurezza nella sperimentazione pediatrica, attendiamo ulteriori informazioni dall’Mhra (l’Authority per i farmaci britannica, ndr) sui rari casi di trombosi e trombocitopenia che sono stati segnalati negli adulti, prima di somministrare altri vaccini”, ha spiegato il professor Pollard che è specializzato in Immunologia pediatrica e si è vaccinato con Astrazeneca a gennaio. Ai partecipanti è arrivata la raccomandazione di continuare a partecipare a tutte le visite programmate e di contattare i ricercatori in caso di domande.

Ema si pronuncerà in relazione al legame di causa-effetto tra il farmaco e gli eventi di trombosi rare segnalati in vari Paesi, soprattutto tra le donne più giovani, ed in seguito ai quali il land di Berlino ha già deciso di sospenderne la somministrazione tra le under-60. Dopo aver esaminato i dati, l’Ema potrebbe decidere delle limitazioni d’uso per particolari categorie, valutando lo specifico rapporto rischio-beneficio ad esempio per le donne più giovani.

Ad anticipare quale potrà dunque essere l’orientamento dell’Ema è stato Marco Cavaleri, responsabile della strategia sui vaccini dell’agenzia: “Ora è sempre più difficile affermare che non vi sia un rapporto di causa ed effetto tra la vaccinazione con AstraZeneca e casi molto rari di coaguli di sangue insoliti associati a un basso numero di piastrine. Nelle prossime ore diremo che il collegamento c’è, ma come questo avviene dobbiamo ancora capirlo”. Poi, “andremo a vedere più nel dettaglio le varie fasce di età. Le giovani donne, spesso protagoniste dei casi di trombosi, patiscono meno l’effetto del Covid, dovremo valutare dunque il rapporto rischi-benefici per loro”, ha spiegato, precisando che per tali ulteriori indicazioni potrebbe essere necessario più tempo.

Quello di AstraZeneca, ha commentato anche Guido Rasi, già direttore esecutivo dell’Ema e attuale direttore scientifico di Consulcesi, “è un vaccino a cui non possiamo rinunciare e a cui non c’è motivo di rinunciare, questo deve essere chiaro. Però una riconfigurazione, sapendo che cosa si ha in portafoglio ci potrebbe essere”. La questione diventa però di primo piano anche in Gran Bretagna, dove il vaccino AstraZeneca è stato utilizzato in larghissima parte, con la segnalazione ad oggi di 30 casi di eventi trombotici su oltre 18 milioni di somministrazioni effettuate. L’agenzia britannica del farmaco (Mhra), come riferito dall’emittente Tv Channel 4, sta infatti prendendo in considerazione la proposta di limitare l’utilizzo del farmaco AstraZeneca per i più giovani, offrendo almeno agli under-30 un vaccino differente. Il chief executive di Mhra, June Raine, come riporta il quotidiano Guardian, ha tuttavia precisato che nessuna decisione è stata ancora presa.

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