“Ancora non sappiamo quale sia la causa“. Il professor Andreas Greinacher, a capo del team di ricercatori dell’università tedesca di Greifswald che stanno studiando i rari casi di trombosi cerebrale che si sono verificati dopo le vaccinazioni con Astrazeneca, spiega che la sua posizione al momento è paragonabile a quella dell’Ema: “Una correlazione tra il vaccino e le trombosi è possibile ma non ancora provata“. Dopo che martedì la Germania ha cambiato le sue prescrizioni, prevedendo la somministrazione di AstraZeneca solo alle persone con più di 60 anni, oggi l’agenzia europea per i medicinali è tornata a ribadire che “i benefici del vaccino di AstraZeneca superano i rischi“. I numeri di casi di trombosi del seno venoso cerebrale rilevati sono “44 su 9,2 milioni di dosi AstraZeneca” somministrate in Ue al 22 marzo, ha evidenziato il capo della farmacovigilanza dell’Ema, Peter Arlett.

Perché allora la Germania ha deciso di modificare il suo piano vaccinale? Secondo i risultati preliminari ottenuti a Greifswald, i rari casi di trombosi cerebrale grave sono stati scatenati da una reazione immunitaria, a sua volta molto rara, che attiva gli anticorpi e quindi innesca la trombosi. I ricercatori tedeschi hanno riscontrato un meccanismo molto simile a una trombocitopenia indotta da eparina (HIT) di tipo 2, in cui si formano anticorpi contro il complesso fattore piastrinico 4 (PF4)-eparina, che provocano appunto l’attivazione delle piastrine. Nella conferenza stampa di oggi, a cui ilfattoquotidiano.it è stato invitato, il professor Greinacher ha sottolineato che ancora si possono formulare solo speculazioni su quali siano i fattori che scatenano la produzione di anticorpi. Allo stesso tempo, però, ha evidenziato che i 31 casi sospetti (9 decessi) segnalati in Germania riguardano “persone giovani di età compresa tra i 20 e i 63 anni”. “Finché non sappiamo cosa accade veramente e chi è più a rischio, è meglio vaccinare quei gruppi di età in cui non sono stati trovati casi”, ha spiegato Greinacher.

Che però non ha voluto commentare le diverse raccomandazioni arrivate da Ema rispetto a quelle tedesche, evidenziando che “per cambiarle bisogna tenere conto del rapporto tra rischi e benefici, devono essere interpellati anche virologi ed epidemiologi”, perché “noi a Greifswald abbiamo analizzato 25 casi, un numero bassissimo rispetto ai pazienti che per il Covid curiamo nelle nostre terapie intensive“. La direttrice dell’Ema, Emer Cooke, ha invece sottolineato che “se guardiamo solo alla popolazione sotto i 60 anni, abbiamo rilevato casi in una proporzione di 1 a 100mila“. Riguardo al fatto che le rare trombosi colpiscano soprattutto donne giovani, Cooke ha sottolineato che il dato si conferma nella popolazione in generale, a prescindere dal vaccino: “Se guardiamo alla popolazione generale – ha detto Cooke – il rapporto di casi di trombosi del seno venoso cerebrale tra donne e uomini è di 10 a 1, in particolare nella classe di età 30-45 anni, quindi c’è una incidenza più forte nelle donne giovani in ogni caso”. Inoltre, finora con AstraZeneca in Europa sono state vaccinate quasi il doppio delle donne rispetto agli uomini.

Il professor Greinacher nel corso della sua conferenza stampa ha fatto anche altre valutazioni, soffermandosi sul Regno Unito, dove non sono stati rivelati particolari casi di trombosi dopo il vaccino con Astrazeneca. “Una possibilità è che non sono state riconosciute”, ha affermato. La seconda possibilità riguarda il fatto che gli inglesi che hanno ricevuto AstraZeneca sono soprattutto anziani: “Le trombosi non sono rare tra gli anziani, mentre destano attenzione quando riguardano persone giovani”, ha evidenziato Greinacher. Quel che è certo, invece, è che nessuno dei casi sospetti analizzati dall’università di Greifswald è risultato positivo al Covid-19.

Il professore ha ribadito anche che, secondo i risultati ottenuti, è possibile “rilevare la presenza degli anticorpi che innescano trombosi e trombocitopenia”. Se dopo 4 giorni la persona vaccinata ha sintomi come dolori alle gambe, vertigini, mal di testa o disturbi visivi, può essere eseguito il test. “Abbiamo sviluppato una procedura di test (screening) in grado di rilevare se questi anticorpi sono presenti nei pazienti”, ha confermato Greinacher. Il test “era stato pensato per identificare la trombocitopenia indotta da eparina”. Nel caso di positività, deve essere eseguito un altro test di conferma e poi “può essere prescritta una terapia con l’immunoglobulina endovenosa (ivIgG)”, come spiegato nelle raccomandazioni già diffuse in Germania. La presenza di questo test e la conoscenza di come trattare la reazione immunitaria, secondo Greinacher, da sole non sono sufficienti: “Quando conosceremo la causa, sarà più facile stabilire con certezza chi è a rischio“.

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