Questa Pasqua in era di Covid sia davvero un momento di “passaggio” dalla inciviltà dello spreco alla nuova era della rivoluzione ecologica e della riappacificazione con il pianeta. Quindi, che sia una Pasqua a Rifiuti Zero: sobrietà e assenza di sprechi a partire da quelli alimentari. Ogni anno vengono sprecate un miliardo e seicento milioni di tonnellate di scarti di cibo. Questi sprechi che avvengono su tutta la filiera produttiva riguardano le produzioni abbandonate sui terreni coltivati; oltre il 20% degli sprechi avviene così, anche per motivi estetici, non avendo i singoli prodotti i requisiti richiesti dalla grande distribuzione per piccoli difetti (come ad esempio la mela che rivela qualche ammaccatura).

La mela, che potrebbe essere raccolta per produrre confetture e/o marmellate, viene spesso abbandonata con gravi perdite economiche e danni ambientali poiché si sono utilizzati pesticidi, ammendanti e magari sottratti habitat alla biodiversità per coltivare quei terreni. Questi sprechi rappresentano oltre il 6% delle emissioni di gas serra. Durante la pandemia in Italia la situazione è un po’ migliorata. Nel 2020 gli sprechi alimentari (le “perdite alimentari” in genere vengono misurate in “Food Loss relative” a tutta la filiera fino al momento in cui subentra il consumatore dal quale deriva il “Food Waste”) sono stati ridotti del 12% passando da uno spreco economico di circa 6 euro a settimana a 5 euro.

Il lockdown almeno in questo ha funzionato; siamo più attenti e parsimoniosi nonché efficienti negli acquisti e nell’oculatezza dei consumi. In media, sempre in Italia, si è passati da 149 kg a testa/anno di spreco a 120 kg, mantenendo uno spreco monetario di circa 10 miliardi di euro, quasi un punto di Pil (0,88). Per questo in occasioni come quelle pasquali, nelle quali la tradizione prevede pranzi praticamente cerimoniali, dovremmo essere coscienti di come il futuro del nostro pianeta passi dai nostri stile di vita, da gesti quali quello di acquistare cibi senza abbondare.

È auspicabile ritornare ad una certa “sacralità” del cibo; non può e non deve essere sprecato. Ovviamente senza rinunciare al piacere della festa e ai suoi valori, che ricordiamo, anche al di là delle fedi religiose, è un momento di passaggio. E cosa c’è di più simbolico nella Pasqua di quest’anno del “passaggio” da una società dello spreco (non solo alimentare) ad una società della “Resurrezione dei valori” inspirati alla circolarità della natura?

Che la Pasqua sia l’occasione per lanciare in tutti i comuni italiani esperienze come quelle del “Last Minute Market” di Bologna, ispirate dal capofila del movimento italiano “No spreco alimentare” il professor Andrea Segrè, oppure del “Buon Samaritano” di Torino, di “Pani e Pesci” della Piana di Lucca in cui dai supermercati alle mense scolastiche e pubbliche si attingono migliaia di tonnellate di cibo in scadenza oppure prima che venga scartato per essere “scodellato” in perfetta qualità sulle tavole sempre più frequentate dai poveri e nuovi poveri. Solidarietà sociale e qualità ambientale marciano di pari passo; se messe a sistema rappresentano sempre più buone pratiche in grado di intercettare il futuro.

La sfida allo spreco alimentare è il dodicesimo punto degli obiettivi Onu 2030, anche nella consapevolezza del bisogno di proteine crescente che si manifesta con il vorticoso aumento demografico. Su scala globale gli sprechi di cibo aumentano proprio quando un numero crescente di persone chiede l’accesso al cibo! Nutrire il pianeta si salda così a salvare il pianeta dagli sprechi e dalla sua assimilazione a grande supermercato. In Italia, nel 2017, è stata approvata la Legge Gadda che avrebbe dovuto arginare gli sprechi. Qualcosa di buono ha prodotto ma il suo carattere puramente volontario è ben lungi da frenare la deriva degli sprechi.

Occorre un tavolo nazionale urgente per fare il punto della situazione, promuovere iniziative stringenti e finanziabili (con il Recovery Plan) per evitare sprechi favorendo il recupero del cibo. Nelle Fiandre ad esempio vengono regalati dei polli alle famiglie, per essere cibati con gli scarti alimentari. Inoltre nei ristoranti dev’essere obbligatoria la “doggy bag”. Si favoriscano l’autocompostaggio familiare e lombricoltura per gli scarti di ogni singola utenza con sgravi di almeno il 40% della quota variabile della Tarsu.

In questo modo la Pasqua potrà coincidere in modo autentico con la “Resurrezione dei cicli naturali” nel segno di una ritrovata pace con la Natura.

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