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Spionaggio, l’ufficiale italiano non risponde al giudice e resta in carcere: “Frastornato ma pronto a chiarire”

. Il capitano di fregata, difeso dall’avvocato Roberto De Vita, “ha chiesto tempo per raccogliere le idee” in vista dell’interrogatorio con gli inquirenti. Fermato con l’accusa di spionaggio politico e militare l'ufficiale rischia una condanna da 20 anni all’ergastolo
Spionaggio, l’ufficiale italiano non risponde al giudice e resta in carcere: “Frastornato ma pronto a chiarire”
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“Sono frastornato e disorientato ma pronto a chiarire la mia posizione”. Walter Biot, l’ufficiale della Marina arrestato per spionaggio, ha spiegato così la decisione al giudice per le indagini preliminari di Roma di avvalersi della facoltà di non rispondere. Il capitano di fregata, difeso dall’avvocato Roberto De Vita, “ha chiesto tempo per raccogliere le idee” in vista dell’interrogatorio con gli inquirenti. Fermato con l’accusa di spionaggio politico e militare l’ufficiale rischia una condanna da 20 anni all’ergastolo. Il gip di Roma, Antonella Minunni, ha convalidato un fermo ed emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere. Biot è attualmente detenuto a Regina Coeli.

Intanto i due funzionari russi espulsi dall’Italia, Alexey Nemudrov e Dmitri Ostroukhov, si sono imbarcati giovedì mattina sul volo della compagnia russa Aeroflot, decollato dall’aeroporto di Fiumicino intorno alle 12:30, con destinazione per lo scalo di Mosca “Sheremetyevo”. I due funzionari, scortati da alcuni uomini in borghese, sarebbero giunti nello scalo romano poco prima delle 11, e sarebbero stati accompagnati a bordo dell’aereo del vettore russo, con la sigla SU 2403.

Biot, è stato fermato martedì sera dagli uomini del Ros mentre consegnava documenti classificati relativi alle telecomunicazioni militari, sensibili per la sicurezza nazionale e della Nato, a un funzionario dell’addetto militare dell’ambasciata russa a Roma. Dopo lunghi pedinamenti da parte del controspionaggio italiano, i due sono stati fermati, al buio di un parcheggio della capitale, mentre l’uno consegnava una pen drive e l’altro 5.000 euro divisi in piccole scatole.

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