L’effetto Covid pesa anche sui conti di Bankitalia, che nel 2020 ha visto la propria redditività ridursi rispetto al 2019. Palazzo Koch registra comunque un utile netto di 6,3 miliardi e ne girerà 5,9 allo Stato (273 milioni andranno agli altri azionisti) come dividendi. Nelle casse pubbliche entreranno poi anche imposte di competenza per 1,4 miliardi, portando il totale in arrivo da via Nazionale a 7,3 miliardi. Negli ultimi cinque anni, ha ricordato il governatore Ignazio Visco nel corso della relazione di bilancio all’assemblea, “l’importo cumulato riconosciuto allo Stato raggiungerebbe così l’ammontare di 25 miliardi, oltre ad imposte di
competenza per 6,5 miliardi”.

Il totale di bilancio, per effetto del piano straordinario di acquisto di titoli pandemico varato dalla Banca centrale europea e attuato dalle banche centrali nazionali, ha raggiunto la dimensione “senza precedenti” di quasi “1.300 miliardi, 336 in più rispetto allo scorso anno“. Dalla fine del 2014, “il totale di bilancio è cresciuto di quasi il 150 per cento, a causa dello straordinario incremento delle operazioni di rifinanziamento a lungo termine delle banche e degli acquisti di titoli pubblici e obbligazioni”: nel 2015 la Bce di Mario Draghi ha infatti lanciato il quantitative easing, cioè il programma di acquisto di titoli di Stato che aveva l’obiettivo di spingere la crescita dell’Eurozona

I costi di esercizio sono a loro volta calati del 4% anche per effetto dello smart working: si è registrata una “diminuzione delle spese per il personale, soprattutto per le minori indennità di fine rapporto corrisposte nell’esercizio, nonché alla contrazione dei costi strettamente legati al lavoro in presenza quali, ad esempio missioni e utenze”. Nel 2020 i dipendenti della Banca, pari a fine esercizio a 6.671 unità, “hanno prestato la propria attività da remoto in media per quasi il 60 per cento delle giornate lavorative, rispetto al 4 per cento dell’anno precedente, e per oltre il 90 per cento tra la metà di marzo e la fine di aprile”.

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