La variante cosiddetta inglese (B.1.1.7) di Sars Cov 2 non è solo più contagiosa, ma è anche più letale del 55%. Uno studio di Nature ricorda che non solo è più trasmissibile rispetto alle varianti preesistenti, ma che stando alle analisi su 2.245.263 test positivi e 17.452 morti per in Inghilterra dal 1 ° settembre 2020 al 14 febbraio 2021, è appunto più feroce. La stima è che il rischio di morte per un maschio di 55-69 anni aumenta dallo 0,6% allo 0,9% entro 28 giorni dopo un test con risultato positivo. Questa variante può anche causare malattie più gravi. I dati sono particolarmente interessanti perché si riferiscono appunto al periodo in cui la variante si è diffusa passando dallo 0,1 al 99% dei casi testati.

L’analisi dei ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicine (LSHTM) sottolinea l’importanza di una rapida campagna vaccinale per contrastare la diffusione del virus. “L’Inghilterra ha pagato un tributo enorme alla variante B.1.1.7 negli ultimi mesi, con 42.000 decessi per Covid-19 solo tra gennaio e febbraio 2021“, sottolinea il coordinatore dello studio, Nick Davies. “Nonostante i progressi nel trattamento della Covid-19, abbiamo avuto più decessi nel 2021 che nei primi otto mesi di pandemia nel 2020. Il nostro lavoro aiuta a capire perché. La variante B.1.1.7 è più trasmissibile e la nostra ricerca dimostra che determina più casi gravi. Questo dovrebbe essere di monito per gli altri Paesi che devono restare vigili contro la variante, ormai diffusa in oltre 90 Paesi del mondo”.

Lo studio su Nature arriva a pochi giorni dalla pubblicazione di un’altra ricercata pubblicata sul British Medical Journal. Secondo i dati raccolti ed elaborati dagli scienziati delle università di Exeter e di Bristol, la variante inglese potrebbe essere tra il 30% e il 100% più letale. La ricerca pubblicata sul si basa sul confronto dell’incidenza dei decessi tra adulti di età simili e stesse categorie di rischio, contagiati dalla B.1.1.7 o dalle vecchie versioni di coronavirus. In questo caso i ricercatori hanno analizzato i casi tra novembre 2020 e gennaio 2021. Il gruppo di lavoro ha analizzato 54.609 coppie virtuali di pazienti, accomunati da età e caratteristiche demografiche, ma colpiti da varianti diverse (quella inglese o varianti precedenti). L’intento era isolare l’effetto sulla mortalità della variante soltanto, ed escludere ogni altro possibile fattore di rischio. Ci sono stati in tutto 227 decessi attribuibili alla variante inglese e 141 legati a ceppi più vecchi.

Lo studio su Nature

Lo studio su British medical journal

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