Avere le mestruazioni in Italia è un lusso. Non in senso figurato, ma letterale. Battaglie, petizioni e campagne non sono bastate: la tampon tax, letteralmente la tassa sui tamponi, e cioè l’Iva sugli assorbenti femminili, oggi è ancora al 22%. Per capirci, l’aliquota è la stessa di un cellulare, ma non di un tartufo che è considerato “bene primario”, godendo quindi di un Iva al 4%. Il tema non è nuovo, ma ad ogni legge di bilancio e, soprattutto, ad ogni festa della donna, ritorna preponderante. Perché, come spiega l’associazione “Onde Rosa”, fondata da giovani ragazze, che ben tre anni fa ha lanciato una petizione ad hoc su Change.org per chiedere lo “stop alla tampon tax“, raggiungendo quota 460mila firme, “nonostante il tema sia semplice da capire” e “nonostante questo mostri come la disparità di genere sia presente nel nostro quotidiano”, fino a poco tempo fa “la politica si vergognava a parlare di ciclo” e quindi quasi nulla è ancora cambiato.

Quest’anno, però, c’è chi ha provato a fare un passo in più, aderendo in tutto e per tutto alla petizione. Coop Italia, la rete di supermercati, non solo ha dichiarato di sostenere pubblicamente la richiesta di Onde Rosa, ma ha deciso per la settimana della Festa della donna, dal 6 al 13 marzo, di vendere tutti gli assorbenti presenti sugli scaffali come se l’aliquota Iva fosse ridotta al 4%. Non solo. Gli assorbenti che già godono di questo “privilegio” e cioè quelli compostabili, che secondo la legge di bilancio 2020 già sono tassati al 5%, della linea aziendale Vivi Verde Coop saranno vestiti di uno speciale “packaging” che invita a firmare la petizione. “È un piccolo gesto, ne siamo consapevoli”, si legge sul lancio dell’iniziativa che però, assicura l’azienda, è solo il primo di tanti. L’intento è infatti quello di proporre altre iniziative simili, nell’ambito della campagna “Close the Gap – riduciamo le differenze”.

“Siamo contente dell’impegno che Coop ha deciso di mettere a sostegno della campagna – dice al Fatto.it una delle promotrici di Onde Rosa, Silvia De Dea – Non è scontato che un’azienda di queste dimensioni decida di impegnarsi e schierarsi per sostenere quest’idea. E ora anche altre aziende e Comuni si stanno interessando all’iniziativa”. Un esempio, l’ultimo dei virtuosi, è il comune toscano di Pontassieve, che solo pochi giorni fa ha dato il via all’iniziativa nelle farmacie comunali, dove dal primo marzo “i prodotti igienici femminili essenziali – assorbenti interni, esterni, coppette mestruali – saranno in vendita senza la tassazione del 22% e con un ulteriore sconto applicato dal Comune”.

“La petizione firmata da quasi mezzo milione di persone, ha avuto il merito di far uscire l’argomento della tassazione sugli assorbenti femminili al di fuori di una nicchia, sensibilizzando il grande pubblico e la politica e producendo un primo ma parziale risultato: quello dell’abbassamento dell’aliquota su tutti gli assorbenti compostabili e lavabili, inserito in legge di bilancio per l’anno 2020 – spiega Fiamma Goretti Responsabile Comunicazione di Change.org Italia al Fatto.it – La campagna è il risultato della somma di 3 petizioni – quella di Onde Rosa, da 25omila firme, e quelle di Chiara Capraro e Giovanna Luppino. Tutte loro hanno contribuito a questo totale di firme”.
Il tema è sentito. Ma d’altro canto non potrebbe essere altrimenti. Come evidenzia Coop nel comunicato di lancio dell’iniziativa, secondo il Global Gender Gap Index, sui temi dell’equità di genere, il nostro Paese “figura al 76esimo posto tra i 153 censiti e al 17esimo sui 20 dell’Europa Occidentale (peggio di noi solo Grecia, Malta e Cipro)”. Una situazione che è stata aggravata dalla pandemia che ha relegato ancora di più ai margini la donna, aumentando, se possibile, le differenze. “L’ultimo dato Istat riferisce che dei 101.000 posti di lavoro persi a dicembre scorso 99.000 erano femminili e lo stesso smartworking visto dal lato delle donne ha in molti casi contribuito ad aumentare il loro carico di lavoro – spiega ancora Coop – Non è certo un caso se la parità di genere figura tra i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 Onu per assicurare al Pianeta uno sviluppo sostenibile”.
E allora perché, se il tema è così sentito, fino a oggi non si è ancora raggiunto l’obiettivo di detassare gli assorbenti? Il problema è politico. Il punto di partenza, infatti, era sconfortante. “Quando abbiamo lanciato la petizione (3 anni fa ndr.) la politica si vergognava a parlare di ciclo, era quasi un tabù – spiega De Dea – Oggi invece è un tema politico di cui si è interessato anche l’ex ministro Gualtieri, con cui avevamo iniziato un’interlocuzione. Addirittura è riuscito a fare un tweet, parlandone serenamente”. Il risultato, quindi, anche se non pienamente raggiunto è comunque buono. “La prima detassazione (quella sui compostabili ndr.) è qualcosa, ma non è abbastanza. Nessuno, né uomo né donna può permettersi di spiegare a una donna come gestire il proprio ciclo – continua – ognuno deve essere libero di usare quello che può e vuole”. Senza dimenticare, specifica, “che ci sono persone che non possono usare altri mezzi se non l’usa e getta, come i senzatetto o persone in difficoltà economica che non hanno neanche acqua per lavarsi”. Il tema, almeno in linea teorica, poteva approdare nell’ultima legge di bilancio, ma così non è stato. “L’introduzione della detassazione quest’anno poteva essere letta male, come è stato, e cioè pensando che così si sarebbero ‘tolti fondi alla pandemia’, oppure poteva essere letta in maniera più omnicomprensiva, capendo che le donne sono state le più colpite in assoluto dalla crisi, sia in termini di posti di lavoro che di ‘peso’ familiare”. Ma non solo. Secondo la rappresentante di Onde Rosa, bisogna capire che l’Iva sugli assorbenti non è un “peso” solo per le donne, ma per la famiglia: “Soprattutto in aree povere, con famiglie monoreddito, dove l’occupazione femminile raggiunge a stento il 30% – spiega – L’Iva va a incidere sulla spesa complessiva della famiglia”.

“Quella dell’abbassamento dell’Iva sugli assorbenti non è solo una questione economica, di puro risparmio, ma anche culturale. La scelta di tassare come bene di lusso un assorbente è prima di tutto un errore di valutazione e un messaggio sbagliato, che si traduce in una discriminazione concreta contro la quale vogliamo contribuire ad attivare l’attenzione di donne e uomini”, ha rimarcato Maura Latini, Ad di Coop Italia durante il lancio dell’iniziativa. E, infatti, non è un caso che molti Paesi abbiano già superato questa discriminazione. “Inghilterra, Belgio e Olanda hanno già ridotto l’aliquota, Canada, Irlanda e l’India l’hanno abolita e la Scozia, seguita ora dalla Francia, fornirà gratuitamente gli assorbenti alle sue cittadine”, si legge nel comunicato.

Battaglie che, così come in Italia, spesso anche all’estero sono partite dal basso, da petizioni e manifestazioni, per poi approdare in parlamento. Anche per questo, concludono da Change.org “ci auguriamo che questa petizione possa arrivare alla vittoria, come è successo in altri paesi in cui è presente Change.org. Si pensi alla Germania, dove una petizione lanciata da due ragazze ha vinto conseguendo l’abbassamento dell’Iva sugli assorbenti a partire dal 2020; o al Regno Unito, dove una petizione ha contribuito fortemente alla totale eliminazione delle tasse sugli assorbenti a partire dal 2021″. “Speriamo che le richieste dei firmatari possono essere accolte dal nuovo Governo, magari proprio attingendo ai fondi del Next Generation Eu: in questo momento storico, con i dati dell’occupazione femminile che abbiamo visto nelle ultime settimane, l’ingiustizia rappresentata dalla tassazione su beni di prima necessità come gli assorbenti femminili a un livello pari a quello dei beni di lusso è più che mai insopportabile per un’importante fetta della popolazione”.

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