Mentre Atlantia tratta con Cdp e i fondi per ottenere un miglioramento dell’offerta per Autostrade, quest’ultima chiude il 2020 con una perdita di 407 milioni a causa del Covid che ha fatto crollare il traffico. Ma rivendica di aver effettuato “19.000 ispezioni su ponti, viadotti, cavalcavia, gallerie” e realizzato “attività di manutenzione per circa 680 milioni di euro“, oltre il doppio rispetto alla media del 2017-2019. Infatti negli anni precedenti al crollo del Ponte Morandi le spese sulla rete erano via via andate calando, mentre aumentavano i dividendi girati agli azionisti. A partire dalla controllante Atlantia di cui la famiglia Benetton attraverso la holding Edizione è primo socio.

L’indebitamento finanziario a fine 2020 è pari a 8.859 milioni, in aumento di 199 milioni di euro rispetto al 2019. Lo scorso anno il traffico sulla rete del gruppo è diminuito del 27,1% rispetto al 2019 e i ricavi operativi di 1 miliardo, a 3 miliardi. I risultati però sono stati condizionati anche “dagli ulteriori accantonamenti effettuati, anche a fronte del possibile accordo transattivo con il Governo, nonché dall’incremento delle attività di manutenzione”, si legge.

Il Piano industriale presentato a gennaio 2020 ha prodotto prevede la realizzazione di 14,5 miliardi di euro di investimenti oltre a 7 miliardi di manutenzioni entro il 2038 (data di termine della concessione), con un “radicale ammodernamento delle infrastrutture” che dovrebbe “prolungare al 2080 la condizione ottimale della rete” e creare “circa 10.000 nuovi posti di lavoro in Italia”. Prevista l’assunzione di circa 2.900 tra tecnici, ingegneri e ricercatori nei prossimi tre anni. Le attività di sorveglianza e monitoraggio della rete sono state affidate “stabilmente a un consorzio di società indipendenti di livello internazionale, individuate tramite una gara europea”. La società conferma poi di essere “in attesa della finalizzazione dello schema di accordo e dell’iter di approvazione del Piano Economico Finanziario”.

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