L’hanno voluto Joe Biden, Angela Merkel, Boris Johnson ed Emmanuel Macron. E le conclusioni sono tutt’altro che rassicuranti: “La variante inglese uccide di più”. Ha una letalità maggiore tra il 20 e il 30 per cento. E anche le altre mutazioni di Sars-Cov-2 comportano problemi nella lotta alla pandemia: quella brasiliana non crea immunità aprendo al rischio di re-infezione, mentre quella sudafricana depotenzia l’efficacia del vaccino di Astrazeneca. L’inchiesta scientifica che terrorizza i governi potrebbe arrivare oggi sul tavolo del Comitato tecnico scientifico, che ha in programma un tavolo con il ministro Roberto Speranza, ed è destinata ad aprire il dibattito sulla necessità di raccomandare nuove chiusure.

Si spiega così l’allarme lanciato domenica da Walter Ricciardi, consulente scientifico del ministro Roberto Speranza. Il professore di Igiene aveva avanzato di nuovo la proposta di un “lockdown totale e immediato finendo sotto attacco da parte di Lega e Italia Viva. E aveva quindi aggiunto: “Tutte le varianti del virus Sars-Cov-2 sono temibili e ci preoccupano ma, in particolare, quella inglese risulterebbe essere anche lievemente più letale e sta facendo oltre mille morti al giorno in Gran Bretagna”. A fronte di questa situazione di “pericolo – aveva detto ancora – alcuni Paesi hanno già optato per la chiusura drastica. L’Italia è in ritardo, penso avremmo dovuto prendere misure di chiusura già 2 o 3 settimane fa”.

La sua riflessione, ha svelato La Stampa, è dettata dalla lettura di questo report voluto dai maggiori leader mondiali e prodotto da una task force internazionale sulla base dei dati disponibili nel Regno Unito. E secondo il quotidiano torinese arriverà oggi sul tavolo del Comitato tecnico scientifico, finendo con ogni probabilità per costringere a una revisione della situazione epidemiologica. Un nuovo tassello che si aggiungerebbe alla già precaria situazione descritta dall’Istituto Superiore di Sanità nell’ultimo monitoraggio settimanale e nello studio sulla sorveglianza delle varianti.

Quella inglese rappresenta ad oggi il 17,8% dei nuovi contagi e, come spiegato dal presidente Silvio Brusaferro, è destinata a diventare il ceppo dominante in “5-6 settimane“. Una diffusione che, visto il 50% in più di capacità di infettare, provocherebbe una risalita vertiginosa della curva dei positivi. In generale, tra l’altro, alcune regioni già ora mostrano “segnali” di “controtendenza” del contagio. E un eventuale dilagare della variante inglese, sottolineava venerdì l’Iss, si innesterebbe su una pressione dei servizi sanitari che, nonostante il miglioramento dell’ultimo mese, resta comunque precaria. Insomma, il rischio è che in alcune zone l’area critica (le terapie intensive) vadano in tilt in breve tempo.

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