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Ultimo aggiornamento: 10:08 del 6 Febbraio 2021

Napoli, il lavoro dei rider tra paura di rapine e chat per segnalare i pericoli: “Ci rubano le moto per 500-700 euro”

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Poche tutele contrattuali, nessun indennizzo in caso di incidente e rapine ormai all’ordine del giorno al punto che ci si organizza in chat comuni per segnalare motorini e ordini sospetti in strade isolate. Quello delle consegne a domicilio continua a essere l’unico sbocco lavorativo per molti nonostante le condizioni e le disavventure quotidiane che vivono e raccontano i rider partenopei. “Stimiamo che solo tra Napoli e Provincia negli ultimi 18 mesi si siano registrati tra i 3500 e i 5000 nuovi rider – spiega il coordinatore provinciale SI-Cobas, Piero Aloisi – è innegabile che queste piattaforme abbiano dato un’opportunità di guadagno ai disoccupati o a chi viene da altri settori piegati dalla pandemia, ma non possiamo continuare a tenere questi lavoratori con poche garanzie contrattuali, senza alcun indennizzo e in balia di furti e rapine”.

Decine di riders si sono dati appuntamento in Piazza Municipio per una sorta di assemblea privata per discutere delle criticità che vivono in città e per parlare delle iniziative da mettere in campo per ottenere maggiori tutele. “Oltre al motorino capita spesso che ci rubino addirittura il cibo che trasportiamo – ci raccontano – e quando ti circondano in 5 o 6 persone non puoi fare altro che consegnare ciò che hai. A volte invece ti pagano solo la metà del conto e magari quando fai la segnalazione, la compagnia non ti crede e devi mettere i tuoi soldi”. Ma il pericolo maggiore resta il furto del motorino. Perpetrato esclusivamente per estorcere velocemente denaro. Sono pochi quelli che denunciano. “Ti seguono, ci mettono pochi secondi a rubartelo, poi ti contattano e ti chiedono dai 500 ai 700 euro (la cifra varia in base al costo del modello, ndr) e tu che ci lavori con il motorino li paghi subito, anche perché per ricomprartelo spenderesti molto di più. Per evitare di essere derubati nel nostro piccolo ci organizziamo sui cellulari, ci segnaliamo nelle chat ordini sospetti, ma anche motorini che fanno strani giri, come sono vestiti i passeggeri – raccontano i rider – in questo modo proviamo a evitare di trovarci circondati come avvenuto il mese scorso al nostro collega a Calata Capodichino che fu pestato e derubato dello scooter. Noi chiediamo almeno un’indennità di rischio, perché al di la del furto, se cadiamo dal motorino per correre da un posto all’altro velocemente come ci chiedono le compagnie, non ci ripaga nessuno”.

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