Imbarazzo nella Lega di Treviso e nell’amministrazione comunale del sindaco Mario Conte (nella foto). Tutta colpa di una interdittiva antimafia nei confronti di una società, la cui amministratrice era in lista con il candidato alla poltrona di primo cittadino, pur non essendo stata eletta. Il risultato è che il Comune e l’Usl 2 hanno cancellato i contratti per lavori di manutenzione con il consorzio Stabile Lm Group, mentre il sindaco prende le distanze, dicendo che lui quella candidata neppure la conosceva. Il 30 dicembre la Prefettura di Treviso ha emanato il provvedimento e intimato ai soggetti pubblici che avessero in essere rapporti con la società di interrompere ogni legame. In questo caso il Comune nel marzo 2020 aveva appaltato lavori per un milione di euro a Lm Group che aveva cominciato a effettuare la manutenzione in una scuola elementare, nel quartiere di San Zeno. Lm Group è poi entrata non in un appalto diretto, ma nella collaborazione con una cooperativa per la manutenzione ordinaria e straordinaria del verde dell’Uls 2. I primi lavori sono stati svolti ad Asolo, per un importo di 150mila euro.

Ma perché si è arrivati al provvedimento antimafia? La Eos Coop Sociale di Castelfranco inizialmente si occupava del verde dell’Ulss 2 con l’appoggio di un altro consorzio, l’Ebg Group di Bologna. È stato quest’ultimo a ricevere per primo, nel marzo dello scorso anno, una interdittiva della Prefettura di Bologna. La cooperativa ha così scelto Lm Group per sostituire il partner, soltanto che anche Lm Group è collegato al primo. Così a fine anno è scattato il secondo provvedimento.

Ma la Lega cosa c’entra? L’ex amministratore di Ebg Group è Nicola Messina la cui famiglia è nota a Treviso per avere una vineria in centro storico (che fu inaugurata dal sindaco leghista). La amministratrice unica di Lm Group è, invece, Sabrina Pisano, che lavora nel negozio dei Messina. Ed è lei che nel 2018 si presentò nella lista civica del candidato Conte, senza però essere eletta. In casa leghista c’è un precedente analogo. Nell’estate 2020 incorse nella interdittiva antimafia un’altra candidata, Valeria Cacciolato, che si era presentata con la lista del partito che sosteneva Conte. In quanto amministratrice del Real Group di Padova, aveva ricevuto il provvedimento dal prefetto di quella città.

Come si giustifica il sindaco? “Quando l’abbiamo candidata, Sabina Pisano aveva la fedina penale pulita, come tutti i candidati. Io poi non la conoscevo direttamente”. E l’appalto assegnato dal Comune? “Le carte presentate, certificazioni antimafia comprese, erano in regola e certificate da altri enti. Non c’era motivo per escluderla. Anche l’offerta economica era a posto, non così bassa da evidenziare anomalie. Abbiamo annullato il contratto d’appalto un minuto dopo aver ricevuto la notifica dell’interdittiva da parte della prefettura”. Di Valeria Cacciolato dice più o meno lo stesso: “Era candidata in un’altra lista, l’ho conosciuta durante la campagna elettorale, poi non l’ho più vista”. Il prefetto Maria Rosaria Laganà lancia però l’allarme: “I controlli funzionano in questo territorio, ma bisogna tenere la guardia alta perché tante imprese, provate dall’emergenza Covid, possono risultare deboli e quindi diventare preda di organizzazioni malavitose anche per pochi soldi”.

Foto da profilo Facebook

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