Ennesimo rinvio nella partita per il controllo di Autostrade. Cassa Depositi e Prestiti chiede più tempo per formulare una nuova offerta vincolante per l’88,06% delle quote di Aspi detenute da Atlantia. In una lettera inviata alla holding dei Benetton ai fondi Blackstone e Macquarie Cdp Equity chiede di posticipare a fine febbraio la presentazione della proposta che dovrebbe far entrare lo Stato nell’azionariato, offerta che era attesa entro il 31 gennaio dopo un precedente rinvio. Atlantia, che detiene l’88% di Autostrade ed è controllata al 30% dalla famiglia Benetton, riunirà il prossimo 5 febbraio il consiglio di amministrazione per valutare la lettera nel suo complesso. Le indiscrezioni hanno messo il turbo al titolo che in Borsa ha terminato gli scambi in aumento dell’8,78%.

Nel testo non è però contenuta alcuna valutazione o importo relativo all’offerta: Cdp e i fondi si limitano a dichiararsi “fiduciosi di raggiungere un risultato più ponderato sulla valutazione” rispetto a quello di fine dicembre. L’offerta della Cassa era stata rivista nella parte inferiore della forchetta di prezzo compresa tra gli 8,5 e i 9,5 miliardi di euro. Cdp auspica ora di “poter fornire una proposta migliore e più convincente” per Atlantia. Un’offerta, quella datata 22 dicembre, già bocciata dalla holding. Il consiglio di amministrazione di Atlantia aveva osservato che l’offerta “oltre ad essere ancora non vincolante ed inferiore alle attese del consiglio di amministrazione, contiene, tra l’altro, una valutazione per il 100% dell’equity value di Aspi inferiore al range indicato dallo stesso consorzio Cdp nelle precedenti comunicazioni del 19 e del 27 ottobre”.

Nel frattempo Atlantia si era mossa per la scissione di Aspi dal gruppo. Lo scorso 15 gennaio i soci di Atlantia hanno votato quasi all’unanimità per questo passo, funzionale all’uscita della holding dei Benetton. Via libera quindi alla scissione dal gruppo del 33% di Autostrade e il conferimento del restante 55% nella società di nuova costituzione Autostrade Concessioni e Costruzioni. Sullo sfondo resta aperto il confronto tra Bruxelles e Roma sul fronte concessioni. La settimana scorsa in una lettera indirizzata al governo italiano la Commissione europea ha chiesto chiarimenti sulle “nuove norme applicabili ai contratti di concessione”. Il riferimento è in particolare alle modifiche del Milleproroghe 2019 che ha cancellato le penali da versare ai concessionari in caso di revoca per inadempimento., revoca agitata dal governo dimissionario fin dal giorno successivo al crollo del ponte Morandi il 14 agosto 2018.

Secondo Bruxelles le nuove norme possono incidere sui contratti esistenti, in particolare sui “diritti dei concessionari derivanti dai contratti di cessione e sui loro investitori”. Roma ha 10 settimane di tempo per rispondere alle richieste di chiarimento della Commissione, in merito alla “potenziale violazione della direttiva sulle concessioni”.

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