Ieri l’avvertimento della Bce che ritiene ormai probabile una doppia recessione e l’allarme della Commissione Ue sulle varianti del virus, oggi il forte calo degli indici dei direttori acquisti (Pmi) di Francia, Germania e dell’intera Eurozona, che indica l’attesa di un calo dell’attività economica. Tra aumento dei contagi e ritardi sui vaccini, l’impatto della pandemia sulla crescita economica ha spaventato i mercati e mandato in rosso tutti i listini del Vecchio continente. Piazza Affari è stata maglia nera: ha chiuso a -1,58% dopo essere arrivata a perdere il 2% affossata dai titoli petroliferi che risentono dei prezzi del greggio in calo e dalle banche. Ma per l’Italia, sul fronte dei titoli di Stato, hanno pesato soprattutto le evoluzioni della crisi politica innescata da Matteo Renzi. Mentre continuano le trattative per rafforzare la maggioranza prima dei prossimi ostacoli parlamentari, il rischio elezioni con il Covid che imperversa (e con il Recovery plan da finalizzare) ha fatto volare i rendimenti dei Btp che hanno superato lo 0,7%. Il massimo dallo scorso novembre quando sono iniziate le restrizioni per la seconda ondata. Il differenziale (spread) rispetto ai Bund tedeschi, che da mesi viaggiava intorno ai 110 punti, ha chiuso a 124, quota che anch’essa non si raggiungeva dall’inizio di novembre.

“In caso di ritorno alle urne spread a 200” – “Una maggioranza più fragile”, quale quella che è emersa dal voto del Senato, “intensifica le sfide delle politiche post-pandemiche sia nella gestione dell’attuale fase della pandemia che nell’assicurare un efficace e tempestivo assorbimento dei fondi europei“, scrive Moody’s in un report dedicato alla situazione italiana, pur ritenendo ancora che “le elezioni anticipate sono improbabili” perché “non sono nell’interesse di nessuno dei partner della coalizione” visto che il nuovo Parlamento, dopo la riforma costituzionale, assicurerà meno posti. E a scoraggiare il voto contribuiscono soprattutto “i sondaggi” che indicano un risultato “sfavorevole per la maggior parte dei partiti di governo”. Le evoluzioni delle ultime ore però fanno temere il contrario. Ed è proprio questo scenario – il voto e dunque un lungo limbo mentre la pandemia imperversa – che i mercati sembrano iniziare a mettere in conto. La settimana scorsa banche e analisti, da Citigroup a Ubs, avevano avvertito che un ritorno alle urne prima del semestre bianco, con probabile vittoria di una coalizione di centrodestra guidata da partiti euroscettici, comporterebbe un allargamento dello spread verso i 200 punti.

La doppia recessione dell’Eurozona e il calo dell’indice Pmi – Giovedì la presidente Bce Christine Lagarde ha sottolineato come l’economia dell’area euro si sia probabilmente contratta ancora a fine 2020 – entrando nuovamente in recessione, dunque, dopo la ripresa estiva – e ha prefigurato un inizio 2021 molto negativo. Così tutte le Borse europee hanno oggi aperto in calo. E poco dopo è arrivata la tegola dell’indice Pmi composito dell’Eurozona: a gennaio è sceso a 47,5 in quello che è il terzo calo mensile consecutivo dell’attività. Quando è sotto i 50 significa che i direttori acquisti si attendono una contrazione. E in questa fase le aziende continuano a registrare problemi per l’attuale ondata pandemica e le relative restrizioni. L’andamento della produzione manifatturiera si è indebolito segnando il valore più lento dall’inizio della ripresa, mentre il settore terziario ha registrato la seconda maggiore contrazione da maggio. Va detto comunque che negli ultimi tre mesi il Pmi è rimasto superiore rispetto alla scorsa primavera e ciò suggerisce che l’impatto economico della seconda ondata è stato finora di gran lunga inferiore rispetto a quello della prima. “I dati dell’indagine giungono a completare la visione di un’eurozona che osserverà un debole inizio del 2021, ma l’economia recupererà di nuovo vigore non appena la distribuzione del vaccino accelererà il passo”, commenta Chris Williamson, chief business economist presso Ihs Markit.

La Germania taglia le previsioni di crescita – In Germania, dove il governo secondo Bloomberg si appresta a tagliare le previsioni di crescita del Pil di quest’anno al 3% rispetto alla stima del 4,4% formulata a ottobre scorso per l’impatto delle restrizioni, l’indice è scivolato a gennaio al minimo in sette mesi. Le misure più severe per controllare la diffusione delle infezioni da coronavirus hanno ulteriormente depresso l’attività nel settore dei servizi anche se la produzione economica complessiva ha continuato a registrare la crescita del settore manifatturiero e l’aumento delle esportazioni di beni. I dati a livello settoriale hanno mostrato un calo dell’attività dei servizi per il quarto mese di fila, e ad un ritmo leggermente rispetto a dicembre (indice a 46,8 da 47,0). L’indice della produzione manifatturiera è rimasto in territorio di crescita a gennaio, ma è scivolato a un 58,6 mostrando un’ulteriore perdita di slancio nel settore della produzione di beni. In Francia l’indice composito è sceso a 47 punti da 49,5 di dicembre: quello manifatturiero è rimasto stabile a 51,5, superando le attese di un calo a 50,5, mentre quello dei servizi è calato a 46,5 da 49,1 precedente.

Si sgonfia il Bitcoin – Intanto si sgonfia anche il Bitcoin, dopo i picchi di inizio anno. Nella sessione di giovedì è precipitato del 17% sotto la soglia psicologica di 30.000 dollari. I prezzi della moneta digitale viaggiano al momento a un valore inferiore di oltre 30% rispetto al record di sempre – oltre 41mila dollari – testato la prima settimana di gennaio, dopo un balzo del 300% nel 2020. Nei giorni scorsi la nuova segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen aveva detto che le criptovalute sono utilizzate “principalmente per finanziare le attività illegali”. In seguito però in una risposta scritta al Comitato Finanze del Senato ha precisato che occorre “guardare a come incoraggiare il loro uso per attività legittime”.

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