I tassi di interesse restano fermi e il quantitative easing continuerà al ritmo mensile di 20 miliardi almeno fino a fine marzo 2022 e in ogni caso finché l’Eurotower “non riterrà conclusa la fase critica legata al coronavirus“. Nessuna sorpresa dalla riunione del direttivo della Bce, che conferma la politica accomodante per sostenere l’Eurozona nella ripresa dalla crisi Covid. Ma sottolinea che “la pandemia continua a porre gravi rischi all’economia con la ripresa dei contagi e i prolungati lockdown che stanno danneggiando l’attività” e l’economia dell’Eurozona si è probabilmente contratta nel quarto trimestre del 2020, segnalando che l’area sembra avviata verso una doppia recessione. I mercati hanno reagito girando verso il ribasso. E il tasso di interesse sui Btp italiani dopo gli annunci arrivati da Francoforte è salito oltre lo 0,66%, a livelli che non aveva raggiunto nemmeno nei giorni in cui Matteo Renzi ha aperto la crisi di governo. Lo spread rispetto ai Bund tedeschi ha chiuso a 118, in aumento rispetto ai 114 dell’apertura.

A una domanda specifica se la Bce sia intervenuta per attenuare l’impatto sui Btp della crisi politica in Italia, Lagarde ha detto che “al momento non vediamo sviluppi nel rendimento di un singolo paese che possano rappresentare un problema. Il nostro obiettivo è di mantenere condizioni di finanziamento favorevoli in tutta l’eurozona perché questo supporta le spese per i consumi, gli investimenti e ci aiuta a raggiungere il nostro obiettivo di stabilità dei prezzi. Guardiamo a vari indicatori, come i prestiti bancari, i rendimenti, la richiesta di credito, ma non guardiamo ad alcun fattore singolo”.

“Non escludiamo niente, siamo pronti ad adattare tutti i nostri strumenti, in una direzione o quella opposta, se sarà necessario. Non posso dirlo più chiaramente di così”, ha spiegato la presidente Christine Lagarde in conferenza stampa sottolineando l’estrema “flessibilità” dell’approccio. Non sono esclusi dunque aumenti né una riduzione delle “dimensioni degli acquisti” di titoli di Stato e societari. Lagarde però ha anche evidenziato che anche se “la nostra stima per il 2021 fatta a dicembre, che era di una crescita del 3,9%, rimane per il momento valida”, sulle prospettive nell’Eurozona “restano rischi al ribasso” anche se “meno pronunciati” e l’economia dell’Eurozona si è probabilmente contratta nel quarto trimestre del 2020, segnalando che l’area sembra avviata verso una doppia recessione. Gli economisti prevedono sempre più che la produzione si ridurrà anche in questo trimestre per l’inasprimento delle restrizioni decise dai governi per contrastare i contagi.

Attualmente “vediamo sviluppi positivi e non così positivi”. Tra gli elementi positivi ci sono “la campagna di vaccinazione che è iniziata, anche se con difficoltà, un accordo è stato raggiunto sulla Brexit, i leader europei hanno raggiunto un accordo e rimosso l’ultimo ostacolo sul Next Generation Eu e nell’eurozona il settore manifatturiero è in ripresa”. Elementi negativi riguardano il fatto che “la pandemia è peggiorata in tanti paesi, ci sono di nuovo i lockdown e anche varianti del virus”, ha sottolineato Lagarde.

La Bce anche per questo è tornata a incalzare gli Stati a sfruttare il “ruolo fondamentale dello strumento Next Generation EU” e ha sottolineato “quanto sia importante che diventi operativo senza indugio” e che i fondi siano usati “per una spesa pubblica produttiva, accompagnata da politiche strutturali tese a migliorare la produttività“. “Ciò consentirebbe – continua la Bce – al programma Next Generation EU di contribuire a una ripresa più rapida, forte e uniforme e accrescerebbe la capacità di tenuta economica e il potenziale di crescita delle economie degli Stati membri, sostenendo l’efficacia della politica monetaria nell’area dell’euro”.

L’Eurotower dal canto suo “continuerà a fornire abbondante liquidità attraverso le sue operazioni di rifinanziamento. In particolare, la terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (OMRLT-III) resta per le banche una fonte di finanziamento interessante, a sostegno del credito bancario alle imprese e alle famiglie”. E proseguirà gli acquisti nell’ambito del Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP) con una dotazione finanziaria totale di 1.850 miliardi di euro almeno sino alla fine di marzo 2022 “e, in ogni caso, finché non riterrà conclusa la fase critica legata al coronavirus”. Se le condizioni di finanziamento favorevoli possono essere mantenute “mediante flussi di acquisti di attività che non esauriscano la dotazione nell’orizzonte degli acquisti netti del PEPP, non sarà necessario utilizzare appieno la dotazione”, spiega la Bce, aggiungendo che “allo stesso modo, la dotazione può essere ricalibrata, se richiesto, per preservare condizioni di finanziamento favorevoli che contribuiscano a contrastare lo shock negativo della pandemia sul profilo dell’inflazione”. Francoforte “continuerà a reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PEPP almeno sino alla fine del 2023″, spiega ancora la Bce, ricordando che gli acquisti proseguiranno a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro.

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