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È morto l’ex 007 Quintino Spella, accusato di depistaggio nelle indagini sulla strage di Bologna

Le condizioni di salute del generale erano molto precarie, tanto che era nell’aria un possibile stralcio dal processo. Il suo nome saltò fuori durante una testimonianza dell’allora magistrato di sorveglianza Giovanni Tamburino alla Corte d'Assise di Bologna, secondo cui Spella fu informato dell'imminente attentato, ma dopo la segnalazione non successe niente
È morto l’ex 007 Quintino Spella, accusato di depistaggio nelle indagini sulla strage di Bologna
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È morto Quintino Spella, il generale novantenne ex capo del Sisde di Padova accusato di depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna da parte della Procura generale del capoluogo emiliano. Lo conferma a Ilfattoquotidiano.it il presidente dell’Associazione delle vittime del 2 agosto 1980, Paolo Bolognesi. Il nome di Spella saltò fuori improvvisamente durante una testimonianza dell’allora magistrato di sorveglianza Giovanni Tamburino alla Corte d’Assise di Bologna nell’ambito del processo all’ex Nar Gilberto Cavallini, condannato in primo grado per essere stato il ‘quarto uomo’ della banda stragista insieme a Francesca Mambro, Giusva Fioravanti e Luigi Ciavardini.

Tamburino raccontò in quell’aula che nel luglio del 1980 apprese dall’estremista di destra detenuto Luigi Vettore Presilio che stava per essere realizzato un attentato con una bomba “di cui avrebbero parlato i giornali di tutto il mondo”: allarmato, si rivolse subito ai carabinieri i quali gli suggerirono di contattare i Servizi. “Cosa che feci”, disse Tamburino, magistrato molto stimato che si trovò nelle sua carriera alle prese con una delicatissima e importante inchiesta, quella sulla Rosa dei Venti, una struttura occulta nelle Forze Armate. “Mi rivolsi a quello che, all’epoca, mi pare fosse il capo o il vicecapo del centro di Padova, vale a dire Spella”, confermò Tamburino. Ma dopo quella segnalazione, da cui ci si aspettava una mobilitazione immediata, non successe niente.

Il generale ha sempre negato di aver avuto quelle notizie e finanche gli incontri con Tamburino: atteggiamento che indusse la Procura generale a non insistere nelle domande e a decidere per la via dell’accusa di depistaggio. Un esito clamoroso. Certamente il vecchio generale non pensò mai lontanamente di ritrovarsi catapultato all’improvviso sulla scena criminale di un evento così brutale e lontano nel tempo: ma la Procura generale, come è noto, ha riaperto la scena dimostrando di voler sostenere le accuse sulla base di investigazioni solide. Insieme a Spella è accusato per lo stesso reato l’ex carabiniere Piergiorgio Segatel, 72 anni.

Le condizioni di salute di Spella erano molto precarie, tanto che era nell’aria un suo possibile stralcio dal processo: nella recente udienza l’udienza preliminare del nuovo filone dei processi sulla Strage del 2 agosto 1980, tenuta lo scorso 11 gennaio, l’avvocata di Spella, Luisa Granata, aveva presentato un certificato medico che attestava le gravi condizioni di salute del suo assistito, chiedendo il legittimo impedimento. Il giudice aveva deciso di attendere fino all’1 febbraio per decidere, eventualmente, di stralciare la posizione di Spella nel caso le sue condizioni di salute non fossero migliorate. L’evento luttuoso ha posto esito alla questione. Nonostante la sua avanzata età, la volontà della Procura di fare le indagini e di portare davanti ad una Corte l’ex generale hanno rappresentato un segnale importante di un tentativo di fare piena luce su una strage di cui stiamo conoscendo solo oggi risvolti inquietanti.

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