Il 9 gennaio scorso è stata per me una data fondamentale, una data che certo ricorderò per tutta la vita: sono stato vaccinato contro il Covid-19. Lavorando come amministrativo in una struttura sanitaria sono, infatti, rientrato nelle categorie destinatarie di questa primissima fase di vaccinazioni. Devo dire la verità: l’organizzazione è stata perfetta, e, da un punto di vista personale è stato emozionante. E il primo sentimento che ho avuto subito dopo la vaccinazione è stato quello dell’incredulità.

Già, non riuscivo, infatti, a credere che solo undici mesi dopo la scoperta in Italia del primo caso di coronavirus, dopo il periodo buio di una seconda ondata, dopo l’illusoria pseudo-libertà dell’estate scorsa, io (insieme a tanti altri come me) potessi essere vaccinato contro il Covid-19. Ero stupito, lo ammetto, anche se non avrei dovuto esserlo. Perché, anche se non scienziato, anche se non addetto ai lavori, avrei lo stesso dovuto sapere che la scienza, la ricerca, la sperimentazione sono una cosa grandiosa, che va sempre ascoltata e rispettata. Quel liquido che in pochissimi secondi mi è stato iniettato è stato, infatti, il frutto di mesi di lavoro matto e disperatissimo, favorito anche (al contrario di quello che accade di solito) da un fiume di denaro messo a disposizioni da filantropi sanitari che, anche se non tutti disinteressati, devo comunque ringraziare.

E così mi sono sentito anche orgoglioso. Sì, orgoglioso di avere fatto il mio dovere di cittadino responsabile che come tale ha il dovere di salvaguardare la salute sua e degli altri. Il vaccino, infatti, sembra ragionevolmente essere l’unica via percorribile per uscire da questa pandemia, la cui curva non cala e della quale si paventano ulteriori ondate. La vaccinazione è, quindi, un dovere sociale. Un dovere, non un obbligo, si badi bene, perché il Governo ha deciso così.

Ora, all’inizio ero contrario a questa decisione, la contestavo, volevo che il Governo obbligasse tutti a vaccinarsi. Ma dopo la mia vaccinazione ho cambiato idea. Perché il fatto che nessuno mi abbia obbligato a fare una cosa che va fatta mi ha reso ancora più orgoglioso di essermi vaccinato e (se mai possibile) ha dato più forza (e anche valore) al mio rispetto verso la scienza, del quale parlavo prima. Sì, è così: aderire alla vaccinazione mi ha reso migliore.

Non che la cosa sia interessante per il mondo intorno a me. Ma è interessante per me, per la mia famiglia, per i colleghi che, come me, sono corsi a vaccinarsi. Certo, chi non vorrà vaccinarsi sarà libero di farlo, ma, credetemi, vi perdete una sensazione bellissima e quanto più lontana dalla retorica non si può. Vi perdete il senso di inclusione, di partecipazione, di unione verso una lotta contro un nemico che nessun no vax potrà mai negare: il Covid-19. Quindi a tutti i no vax io dico: provate. Provate per credere.

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