“Con la Ru486 la donna diventa il ‘sarcofago’ del proprio figlio prima di espellerlo e gettarlo chissà dove. Per la donna l’assunzione di questo farmaco in piena solitudine può essere molto pericoloso”. Andrea Asciuti, consigliere comunale della Lega a Firenze, in un comunicato del 17 dicembre ha criticato così la decisione di diffidare i manifesti contro la pillola abortiva Ru486 promossi da Pro Vita e Famiglia onlus, che compaiono sulle fiancate di diversi camion pubblicitari in città. Una decisione arrivata dopo la mozione presentata il 14 dicembre in Consiglio regionale dalla consigliera del Pd Donatella Spadi con la quale si chiedeva “l’immediata rimozione dei manifesti affissi a Firenze contro la pillola abortiva Ru486”. Le dichiarazioni di Asciuti, di cui scrive Repubblica Firenze, hanno scatenato la reazione dei deputati Pd, che in un post su facebook hanno commentato le sue parole: “Non bastavano i manifesti di Pro vita che definivano la Ru486 un veleno. Oggi anche il consigliere comunale della Lega di Firenze, Andrea Asciuti, attacca i diritti e la salute delle donne. Un mix di odio e fake news. Una vera e propria aggressione alla libertà della donna!”.

Nel comunicato che ha generato le polemiche, Asciuti attaccava Benedetta Albanese, assessora a Diritti e Pari Opportunità che aveva chiesto l’intervento del ministero della Salute. “Mi meraviglio che l’assessore Albanese voglia “censurare” i manifesti comparsi su alcuni camion pubblicitari promossi dall’associazione Provita in cui è scritto: ‘Prenderesti mai del veleno? Stop alla pillola abortiva Ru486’. Forse l’assessore – continua Asciuti – ignora gli effetti collaterali della pillola: nausea, vomito, diarrea, vertigini, oltre a possibili infezioni ed emorragie gravi e seppur rara in termini assoluti può sopravvivere anche la morte per non parlare della morte certa del figlio”.

Nella stessa nota stampa, il vicepresidente del Consiglio comunale e consigliere della Lega Emanuele Cocollini aveva aggiunto di non gradire la pubblicità di Pro Vita, ma allo stesso tempo sottolineava di difendere “la libertà di espressione”, aggiungendo che “non è compito dell’Amministrazione giudicare una pubblicità pagata da un’associazione”. E concludeva: “Solo nei regimi si entra nel merito di ciò che si può o non si può scrivere, per fortuna a Firenze siamo ancora in democrazia”.

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