“Dall’inizio della pandemia il nostro punto vendita è stato sanificato soltanto due volte. Sono luoghi frequentati da centinaia di persone ogni giorno, anziani soprattutto. Ed è stato necessario uno sciopero per costringere l’azienda a introdurre le barriere in plexiglass e una vigilanza fissa per contingentare gli ingressi. Ma la sicurezza nei nostri negozi non è ancora garantita”. Alessia Schilla è vice capo negozio del punto vendita Eurospin di Vinci, in provincia di Firenze. Nonostante la fatica accumulata in questi mesi di lavoro a ritmi altissimi, ha trovato il coraggio per affrontare il gruppo veneto che è tra i big nel settore discount. Decine di dipendenti Eurospin in Toscana si sono uniti alla protesta, contestando all’azienda le stesse mancanze in termini di tutela della salute. “Eurospin non rispetta le norme anti contagio e i contratti nazionali, è da marzo che si comporta come se niente fosse e il risultato è che i punti vendita sono fuori controllo”, attacca Massimiliano Fabozzi della Filcams Cgil. Dopo i primi scioperi all’inizio di novembre nei negozi dell’Empolese la contestazione si è estesa alle province di Lucca, Pistoia e Pisa fino ad arrivare in Regione, con una mozione presentata dal gruppo del Partito democratico. Ed è davanti alla sede del consiglio regionale che i lavoratori hanno tenuto l’ultimo presidio, mercoledì 9 dicembre: “L’azienda sta infrangendo in modo palese le procedure anti contagio, la politica deve farsene carico”, è la richiesta dei sindacati.

E dire che per la grande distribuzione l’anno del Covid si sta rivelando un ottimo affare. Secondo l’Osservatorio Gdo dell’Area studi di Mediobanca, fra gennaio e la prima metà di aprile 2020 le vendite sono salite in media del 10%. I discount hanno fatto anche meglio: in ottobre, dati Istat, le vendite sono cresciute del 12,9% rispetto allo stesso mese del 2019. Ed Eurospin, che conta 15mila dipendenti e 1.200 punti vendita tra Italia e Slovenia ne ha approfittato per allargarsi, aprendo 20 nuovi negozi da gennaio ad oggi. Ma sulle procedure anti contagio il gruppo non è stato così attivo. “In tutti questi mesi l’azienda non si è ancora resa disponibile per istituire il Comitato Covid-19”, racconta Fabozzi. Manca di fatto lo strumento principale per garantire la sicurezza dei dipendenti, previsto dai protocolli condivisi tra governo e parti sociali. “In questo modo non è possibile mappare i contagi all’interno dei negozi e i lavoratori non sanno cosa fare in caso di positività. Così si mette a rischio anche la clientela, è un comportamento inaccettabile”.

Questo ha contribuito a creare una situazione di caos nei negozi. In molti punti vendita è solo grazie agli scioperi che l’azienda si è allineata alle direttive: “Per mesi abbiamo lavorato senza le barriere in plexiglass alle casse”, racconta ancora Alessia. E dopo l’estate il servizio di vigilanza appaltato a una ditta esterna non era stato confermato: “Ci siamo dovuti occupare noi di controllare gli ingressi e misurare la temperatura, oltre a far rispettare le regole ai clienti all’interno dei negozi”. Ma il tema che ancora agita i dipendenti è quello delle sanificazioni: “Da registro ne risultano solo due da inizio pandemia, una a marzo e una a fine ottobre dopo un caso di positività”, continua Alessia. “Il virus circola ancora e noi vediamo tantissime persone ogni giorno, le sanificazioni devono essere frequenti e programmate. Questo è un tema di salute pubblica”.

Nonostante la pandemia Eurospin non ha abbandonato quella che i dipendenti definiscono una prassi consolidata: “L’azienda scarica da sempre la pulizia dei negozi sugli addetti alle vendite, che hanno contratti di terzo o quarto livello”, racconta Alessia. Eurospin dovrebbe incaricare ditte esterne o assumere lavoratori con contratti di settimo livello, quello degli addetti alle pulizie per il settore del commercio, e invece obbliga i commessi a pulire negozi e relativi bagni, compresi quelli dei clienti. “Non è compito nostro e in questo momento non abbiamo tempo per farlo in modo approfondito”. Rimane il fatto che tra pulire e sanificare c’è una bella differenza: “Eliminare lo sporco visibile dai pavimenti non equivale a togliere la carica batterica. Noi non possiamo di certo sanificare, non abbiamo i mezzi né le certificazioni per farlo, è l’azienda che deve impegnarsi a garantirlo”. Il gruppo Eurospin, contattato dal fattoquotidiano.it per telefono e via mail, non ha voluto commentare.

Articolo Precedente

La belga Bekaert avvia una nuova procedura di licenziamento collettivo per 176 operai della fabbrica di Figline: “A casa da marzo”

next