Donna, italiana, età media circa 40 anni, madre di due figli. È l’identikit, spaventoso, che emerge da Gli anticorpi della solidarietà, il rapporto 2020 di Caritas sulla povertà e l’esclusione sociale pubblicato lo scorso ottobre. Le 83 pagine del report – di cui è disponibile una sintesi qui – fotografano un’Italia in sofferenza con tracce evidenti dei contraccolpi economici e sociali, conseguenti a quelli sanitari, di una crisi profonda aggravata dalla pandemia da Covid-19.

E che la morsa della crisi economica spinga stia impoverendo in misura maggiore gli italiani, rispetto ai vicini Paesi europei, lo dice l’Ocse sottolineando come, nel II trimestre del 2020, non si arresti il calo del reddito pro capite delle famiglie.

In Germania la flessione è dell’1,2%, in Francia del 2,3%, nel Regno Unito del 3,4% mentre in Italia, segnalata come il risultato peggiore nell’ambito del G7, la flessione arriva al 7,2%. E nello stesso trimestre, il nostro Paese registra un decremento del Pil pari a -12,8% con un calo dei posti di lavoro di 841mila occupati in meno rispetto al 2019.

Sono questi i dati preoccupanti che fanno da sfondo all’impennata registrata presso i centri di ascolto Caritas, condizionando la nuova incidenza di poveri che passa dal 31% al 45%. Nel periodo compreso tra maggio e settembre 2020 quasi una persona su due che si è rivolta alla Caritas l’ha fatto per la prima volta. In maggioranza italiani, molti in età lavorativa. Sono loro i nuovi poveri.

La situazione è di drammatica emergenza. E quello che più impensierisce è che la condizione di povertà è fluida e colpisce persone che fino a pochi mesi fa non avrebbero avuto bisogno di aiuto. “A fare la differenza, rispetto a 12 anni fa, è il punto da cui si parte: nell’Italia pre-pandemia il numero dei poveri assoluti è il doppio rispetto al 2007, alla vigilia del crollo di Lehman Brothers”, spiegano i ricercatori nel report Caritas.

Ieri si è riunito il Consiglio dei Ministri che ha approvato la legge di bilancio, ora attesa alla Camera poi ratificata dal Senato. La manovra che stanzia 38 miliardi ha al suo interno molte proposte che vanno nella giusta direzione. Penso agli aiuti alle famiglie con figli, ai bonus per l’asilo nido, alla proroga per il blocco licenziamenti fino al prossimo 31 marzo, allo sgravio per le imprese che assumono donne e giovani fino a 35 anni.

Ma tutto questo non sarà sufficiente ad arginare l’impatto che la crisi economica sta già a avendo sulle categorie più fragili. Dobbiamo monitorare queste nuove situazioni di indigenza e impedire che si consolidi una pericolosa normalizzazione della povertà. E’ necessario oggi più che mai allargare e potenziare gli strumenti di sostegno al reddito a partire dal Reddito di Cittadinanza per evitare che la condizione di povertà verso cui stanno scivolando milioni di persone diventi stabile.

Bisogna farlo trovando risorse aggiuntive da destinare al sistema di welfare e bisogna farlo non necessariamente a pesare sul debito pubblico, ma con misure già adottate da altri Stati europei che puntano alla redistribuzione interna della ricchezza come il blocco sugli affitti o la tassazione straordinaria sui redditi più alti che non possono più essere considerati un tabù.

Disinnescare quella che si profila come una pericolosa bomba sociale è compito prioritario della Politica, ne vale della tenuta stessa della nostra democrazia e della fiducia che i cittadini ripongono nelle istituzioni. Questo è il tempo dell’inclusione e della solidarietà. Nessuno si salva da solo, nessuno quindi deve rimanere indietro.

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