L’economista Willy Oggier chiede che i negazionisti del coronavirus non siano accolti in terapia intensiva, se gli ospedali dovessero essere saturi e non ci fossero abbastanza posti per tutti. La provocazione durante un’intervista a TA-Media riportata dal tabloid svizzero Blick: contro chi non rispetta le regole, per l’economista “quello che serve sono pesanti multe che possano essere emesse senza lunghe procedure”. Ma Oggier, specializzato nel settore sanitario, continua e suggerisce di registrare i nomi dei negazionisti e, nel caso dovessero aver bisogno della terapia intensiva, di lasciarli per ultimi. “Penso sia più giusto che venga lasciato indietro un autoproclamato negazionista, piuttosto che il paziente più anziano di una stanza”, dichiara l’economista in replica ad alcune critiche. “Spesso è necessaria una penalità perché il sistema funzioni”, sostiene. Intanto la società svizzera di medicina di Terapia Intensiva (SSMI) ha annunciato che i suoi 876 letti di terapia intensiva per adulti sono praticamente pieni e ha chiesto a tutti di pensare a un testamento biologico, precisando se vogliono misure di prolungamento della vita in caso di malattia grave.

Pur essendo estrema, l’affermazione del dottor Oggier ha trovato una sponda negli ambienti medici sotto pressione per i contagi. “Penso che la sua considerazione non sia completamente sbagliata – dice a Repubblica Christian Camponovo, direttore della Clinica Moncucco di Lugano, uno dei due ospedali Covid del Canton Ticino – esiste una responsabilità individuale dove ognuno è libero di fare e di dire quello vuole, ma poi vi è anche una responsabilità collettiva, che è quella di preservare le strutture sanitarie dalla saturazione”. Per Camponovo quindi la provocazione di Oggier è eticamente plausibile: “Prima di parlare ciascuno deve assumersi la responsabilità di quello che dice e, quindi, deve essere disposto a subirne le conseguenze”.

Come riporta sempre Repubblica, ribatte all’affermazione di Oggier, Sandro Cattacin, sociologo dell’Università di Ginevra: “I negazionisti sono persone come le altre, e quindi i medici devono rispettare il diritto alla cura che è un obbligo costituzionale”. E aggiunge: “Nella prima fase della pandemia le tesi negazioniste erano cavalcate da una minoranza, appartenente ai movimenti cospirazionisti. Oggi, invece, siamo di fronte a una crisi sanitaria. Secondo un’inchiesta, uscita di recente in Svizzera, metà della popolazione vive in uno stato ansioso. È l’ansia spesso è l’anticamera della depressione”.

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