Ora c’è anche la data: 25 novembre, tra due settimane. La capigruppo della Camera mercoledì pomeriggio ha stabilito che quello è il giorno buono per l’eventuale voto su un nuovo scostamento di bilancio. Il quarto, dopo quelli che a causa dell’emergenza Covid si sono resi necessari per trovare le coperture per i decreti Cura Italia, Rilancio e Agosto. Per un totale di 100 miliardi. Il premier Giuseppe Conte, che questa mattina torna a riunirsi con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e i capidelegazione per discutere di manovra e indennizzi a chi è colpito dalle nuove restrizioni, intervistato da La Stampa ha assicurato: “Siamo pronti a intervenire anche ricorrendo a uno scostamento sul 2021 e a una revisione del tendenziale sul 2020“. Ora si attendono i dati del ministero della Sanità che saranno comunicati venerdì e, a seconda dell’evolvere della situazione, si deciderà come procedere.

Il Ristori ter e le richieste dei 5 Stelle – La necessità di un nuovo incremento del deficit, nell’ordine dei 15-20 miliardi, è nei numeri. Nella Nota di aggiornamento al Def il deficit/pil è dato quest’anno al 10,8%, dato rivisto al ribasso (10,5%) nel Documento programmatico di bilancio: ma nel frattempo quel piccolo margine che il Tesoro era riuscito a ritagliare è stato utilizzato per finanziare i due decreti Ristori. E ora già si discute di un “Ristori ter”, perché nel “bis” – ora accorpato al primo con un maxiemendamento – ci sono solo 400 milioni per le attività delle zone arancioni che dovessero diventare rosse con l’aggravamento dei dati regionali. Non solo: i 5 Stelle ritengono che gli indennizzi debbano arrivare anche a chi ha potuto rimanere aperto, in qualsiasi zona si trovi, ma ha comunque subito cali di fatturato. Il sottosegretario Alessio Villarosa chiede da giorni di fare nuovo deficit “per 20 miliardi” e di “modificare il criterio di calcolo del ristoro a fondo perduto mediante la previsione del parametro del fatturato semestrale” perché considerare quello di aprile “ha generato molte distorsioni per tutti quei settori i cui ricavi siano maggiormente concentrati negli ultimi sei mesi dell’anno”.

Richieste di allargare gli aiuti arrivano ora anche dal Pd: secondo Mauro Laus, capogruppo in commissione Lavoro a Palazzo Madama, “il criterio che si basa sui codici Ateco non è sufficiente. Molti produttori e distributori – solo per fare alcuni esempi – restano tagliati fuori dai ristori previsti perché non rientrano nei parametri di quei codici. È urgente quindi, e mi auguro che in Senato si possa modificare il testo del decreto, che i criteri per i ristori tengano conto anche delle filiere produttive”.

Zingaretti apre a Forza Italia. Ipotesi conferenza dei capigruppo congiunta con le opposizioni – Sul fronte politico, il segretario Pd Nicola Zingaretti ha aperto alla proposta di Forza Italia di scrivere “insieme” la legge di Bilancio, il cui iter si è complicato in seguito al nuovo scenario di “mini lockdown”: il testo è ancora in fase di ultimazione a quasi quattro settimane dell’approvazione salvo intese e dovrebbe tornare in cdm ed essere trasmessa alla Camera entro il fine settimana. Per il capogruppo dem Andrea Marcucci “ci sono tutte le condizioni per avviare un dialogo permanente con le opposizioni. Aspettiamo le decisioni dei presidenti Casellati e Fico e speriamo di avere identificato un luogo parlamentare definito, prima della legge di bilancio”. Sembra farsi strada la prospettiva di una conferenza dei capigruppo congiunta Camera-Senato, che potrebbe incontrare non solo il presidente del Consiglio ma anche i ministri interessati per il raccordo con il governo sulle decisioni legate all’emergenza. Si sono espressi a favore tutti i gruppi di maggioranza oltre a Forza Italia e al deputato Lupi a nome della componente del Misto NCI. La Lega non si è pronunciata, mentre il capogruppo di Fratelli d’Italia Francesco Lollobrigida ha sottolineato che sarebbe una sede adatta ma non si vedono ancora segnali di maggioranza che rendano fattibile il confronto.

La Lega si chiama fuori – Mentre Forza Italia conferma la volontà di collaborare alla manovra, auspicando con Annagrazia Calabria che il provvedimento abbia “un doppio relatore, di maggioranza e di minoranza“, la Lega non ci sta. Ieri in commissione ha votato contro l’emendamento salva-Mediaset della maggioranza. E oggi Matteo Salvini al Sole 24 Ore dice che “mancano 100 decreti attuativi di tutte le norme dei mesi scorsi, manca la cassa integrazione a più di 100.000 lavoratori, ci sono lavoratori autonomi, professionisti e partite Iva senza un euro. Prima di scrivere il Bilancio, rimedino a questi errori”. Quanto allo scostamento, “se ci spiegano come intendono impiegare quei soldi noi siamo pronti a votarlo. Ma a scatola chiusa non votiamo più nulla”.

Via libera a cavallo del Natale – Intanto il tempo stringe: tra poco sarà passato un mese da quando la legge di bilancio 2021 è stata approvata dal Consiglio dei ministri, ma il testo non c’è ancora. E’ la prima volta negli ultimi dieci anni che si va così avanti nel tempo – metà novembre – senza che la finanziaria approdi in Parlamento. Ora l’ipotesi è quella di far lavorare il Senato sui dl ristori e la Camera sulla manovra. Considerando i tempi canonici per l’esame del provvedimento, tra audizioni, voti degli emendamenti, e passaggio dalle commissioni all’aula, si rischia di scavalcare il Natale per il via libera definitivo.

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