Lo stop ai licenziamenti che “nel medio periodo” rischia di “limitare le possibilità occupazionali dei più giovani“. Gli ammortizzatori sociali da riformare per “allargare la platea dei percettori e a uniformare le prestazioni”. La “protezione delle famiglie” garantita dal congelamento dei pignoramenti immobiliari. Sono alcune delle osservazioni fatte da Banca d’Italia riguardo al decreto Ristori, approvato dal governo dopo il dpcm del 24 ottobre che ha imposto una serie di restrizioni alle attività economiche del nostro Paese per combattere la pandemia. Il provvedimento è approdato nelle commissioni Bilancio e Finanze in vista della conversione in legge. E oggi, come di consueto, i tecnici di Palazzo Koch hanno inviato ai parlamentari una memoria che analizza a fondo le misure volute da Palazzo Chigi.

In totale il decreto “destina poco più di 4 miliardi alle imprese interessate dal Dpcm”, si legge, di cui “oltre 3 miliardi attraverso maggiori spese e poco meno di un miliardo attraverso riduzioni di entrate“. Previsti anche 0,8 miliardi a favore di tutti i lavoratori colpiti dalle restrizioni, a partire da chi lavora nei settori del turismo, dello spettacolo e dello sport. Le coperture finanziarie, per cui il governo non ha chiesto un nuovo scostamento di bilancio, derivano per 2 miliardi da “spese inferiori alle attese per le indennità a favore di lavoratori autonomi e di settori specifici, per il reddito di ultima istanza e per le indennità a favore dei lavoratori domestici (un miliardo), nonché dalla rimodulazione del credito d’imposta sui servizi offerti dalle imprese turistiche e ricettive (0,9 miliardi)”. Altri 3,3 miliardi, come spiega la relazione tecnica “senza fornire la stima dei risparmi attribuibili a ciascuna misura” sono invece già “inclusi nel quadro tendenziale” e “riguardano diversi crediti d’imposta”.

Numeri a parte, Banca d’Italia esprime una serie di considerazioni precise sui nodi più delicati del decreto. A partire dal blocco dei licenziamenti, giustificato “finché perdura un contesto macroeconomico di elevata incertezza“. Nel medio periodo, infatti, “la limitazione del numero di assunzioni o il mancato rinnovo di contratti temporanei” rischia di “accrescere le disuguaglianze sul mercato del lavoro”, specie per i giovani. Per quanto riguarda lo stop ai pignoramenti, esteso fino al 31 dicembre 2020, il giudizio è pienamente positivo: Questa misura “fornisce una protezione rafforzata alle famiglie in questa fase di difficoltà”, scrive Banca d’Italia. “In prospettiva dovrà essere garantito un adeguato bilanciamento tra la tutela di queste ultime e i diritti dei proprietari o creditori”. Nella relazione si parla anche degli ammortizzatori sociali, a partire dalla cassa integrazione, che secondo Palazzo Koch devono essere riformati in modo organico in modo tale da aumentare il numero dei cittadini che possono beneficiarne.

In conclusione, commenta via Nazionale, va considerato che tutte le agevolazioni previste dal decreto “sono giustificate dalla necessità di contrastare gli effetti sui bilanci delle imprese e sull’economia dell’aggravarsi della crisi pandemica e dei provvedimenti indispensabili a contrastarla”. Finita la fase emergenziale, però, “andrà evitato che un loro prolungamento oltre quanto richiesto dalla durata della crisi, possa ostacolare la riallocazione dei fattori produttivi tra settori e imprese”.

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