Terremoto sulla borsa cinese e su quella di Hong Kong dopo la presentazione delle bozze dell’antitrust di Pechino sulle nuove regole per le piattaforme on line. Tutti i titoli coinvolti hanno accusato pesanti cali. Il colosso dell’e-commerce Alibaba, del miliardario Jack Ma, ha perso quasi il 10% ma solo poco meglio hanno fatto le rivali JD.com (-9,2%) e Tencent (- 7%). Dalla piattaforma di Alibaba transita un quinto di tutti i prodotti venduti in Cina. Oggi nel paese si celebra il “Singls’Day”, la giornata dedicata ai giovani single, molto popolare nel paese. Ieri, in occasione della ricorrenza, Alibaba ha venduto 16 milioni di prodotti con un incasso equivalente a 53 miliardi di euro.

La settimana scorsa le autorità cinesi hanno bloccato il collocamento della controllata di Alibaba, Ant group, specializzata in finanziamenti on line. Il collocamento avrebbe dovuto fruttare fino a 37 miliardi di dollari ma secondo Pechino la società non aveva adempiuto a tutti gli obblighi informativi nei confronti degli investitori.

I servizi finanziari on line sono un’attività particolarmente sensibile e delicata visto come è organizzato il sistema del credito in Cina. Tutti i depositi delle famiglie si trovano in banche a controllo pubblico, più o meno diretto. Gli interessi pagati sono più bassi di quelli di mercato. In questo modo lo Stato dispone di denaro a bassissimo costo che può indirizzare verso progetti di investimento gestiti da aziende a loro volta pubbliche o comunque con buone relazioni con le autorità di Pechino. Canali di finanziamento e credito alternativi rischiano di inceppare questo meccanismo. La spiegazione del governo cinese per le strette regolamentari di questi giorni è la volontà di migliorare le pratiche anti monopolistiche allineandole a quelle occidentali. Tuttavia, secondo diversi osservatori, si tratterebbe in realtà di una sorta di richiamo all’ordine per società private che hanno ormai raggiunto una dimensione tale da

Pochi giorni prima dello stop al collocamento di Ant group, Jack Ma aveva criticato pubblicamente il sistema bancario cinese accusandolo di arretratezza e di operare come un banco dei pegni. I prestiti a famiglie e imprese non connesse con la sfera politica, avviene infatti unicamente a fronte di garanzia che coprono la quasi totalità dell’ammontare del finanziamento. Anche per questa ragione nel paese è proliferato negli anni un “sottobosco” di shadow banks, banche nell’ ombra, che grazie al modo in cui sono strutturate operano legalmente ma al di fuori della regolamentazione che riguarda il sistema bancario tradizionale. Un sistema alternativo che, alla luce delle dimensioni raggiunte, pone alcuni rischi per la stabilità finanziaria del paese.

@maurodelcorno

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